Sembra un gioco di parole quello che Gesù dice ai suoi discepoli alla fine della cena pasquale… che cosa voleva dire Gesù? I discepoli non hanno capito nulla ma Gesù non risponde alla loro domanda e cerca di farli entrare nel senso profondo di quello che ha detto.
La dimensione tempo è coniugata con la dimensione della sofferenza e della Gioia. Questa dimensione tempo in quel momento è legata alla sua visione terrena cioè i discepoli vedranno Gesù ancora per pochissimo: tempo nella traduzione greca significa un attimo, di lì a due giorni il Signore morirà in croce, non lo vedranno più ma questa assenza si trasformerà in presenza che darà loro tanta gioia. Allora il tempo del dolore per la perdita del loro Maestro, il tempo del lutto, farà spazio al tempo della gioia. Una gioia che sarà duratura.
Il tempo del dolore, della sofferenza, del lutto, è sempre minimo rispetto alla gioia che noi possiamo avere quando abbiamo incontrato dentro di noi il risorto quando lo spirito del risorto ci abita abbiamo una gioia senza fine nonostante le difficoltà nonostante i problemi. Ma questa Gioia proviene dallo Spirito e contiene tutta la potenza e la forza dello Spirito per superare qualsiasi difficoltà.
Allora l’assenza di Dio nella nostra vita è l’unica cosa che ci procura tristezza. Quando noi viviamo insieme al Risorto non possiamo essere tristi: la nostra vita è nella gioia, nella serenità, nella pace, ed è questa stessa gioia che noi trasmettiamo agli altri. È bello pensare che possiamo aiutare un altro che vive nella tristezza, nel dolore della sofferenza, a intravvedere quel tempo come poco, come provvisorio, come passeggero, e ad aprire la sua mente, il suo cuore, alla dimensione della gioia che invece è eterna. Siamo fatti per questo “poco” che è la nostra vita terrena e per quel molto che è la vita eterna.
Ogni gioia nasce da un dolore, da una prova, da una sofferenza, sulla quale Gesù è comparso da Risorto e ha trasfigurato tutto.
A cura di Sr Palmarita Guida della Fraternità Vincenziana Tiberiade