In questo gruppo di Dodici ci sono tutti i battezzati di tutti i secoli sino a noi. Gesù ci ha chiamati a sé nel battesimo. Da quel giorno è iniziata la nostra storia d’amore con lui. Chiamati per fare che? Innanzitutto per stare con lui, quindi intessere una relazione. Poi per testimoniare questo amore agli altri attraverso la missione, ed infine per liberare e guarire dal male ogni uomo.
Tutto questo è racchiuso nella chiamata di Gesù. Non è qualcosa riservato a preti e suore. Loro vivono questo rapporto e ciò che ne consegue in modo totalizzante, esclusivo. Ma ogni battezzato è un chiamato. Chiamato a trasformare il mondo con l’amore. Dio sa chi chiama. È una scelta sua libera e insindacabile. E sa anche chi tradisce il suo amore. Sa che in questo rapporto d’amore possiamo venire meno, affascinati dalle sirene della mondanità . Ma Dio rischia. Come ha rischiato con Giuda. Ci lascia liberi perché ci ama.
Solo chi ti ama veramente ti lascia libero di riamarlo o meno. E se noi vediamo chi sono i primi chiamati, come Marco ce li presenta oggi, dovremmo dire che non sono un granché, che Dio avrebbe potuto scegliere di meglio, magari tra gli scribi, che conoscevano bene la Legge che egli aveva dato. Sono povere persone, ignoranti e soprattutto fragili, incapaci di comprenderlo fino in fondo, paurosi, litigiosi, competitivi…. Insomma non erano il meglio dulla piazza. Questo ci è di grande conforto, perché ci assomigliano. Ma vediamo al traguardo finale della loro vita:tutti trasformati dal fuoco dello Spirito del Risorto per il quale hanno dato la vita. È ciò che ancora oggi compie in noi la potenza del battesimo. Ci prende per quello che siamo e poi ci trasfigura… Se lasciamo agire in noi questa potenza che è la Presenza del Risorto.
Quanto sento mia la voce di Gesù che mi chiama a stare con lui, a parlare di lui e del suo amore a farmi strumento di guarigione e liberazione per chi incontro?
Oppure per me il battesimo è semplicemente un certificato racchiuso negli archivi parrocchiali? A chi servirebbe se cosi fosse ? A nessuno.
Oggi voglio riflettere all’onore che ho e di cui forse non mi sono mai reso conto, di essere, stato chiamato dal mio Dio ad essergli amico, partner, sposo /a. Insomma, chiamato a divinizzarmi. A essere come lui. Non solo polvere. Io e il mio Dio, una cosa sola. Come Gesù col Padre. Onore infinito.
A cura di Sr Palmarita Guida della Fraternità Vincenziana Tiberiade