Questa persona ha conosciuto Gesù come un buon Maestro, uno che spiega bene, che fa capire il cammino verso Dio. Lo cerca e gli rivela il suo desiderio di santità. Vuole essere aiutato a concretizzarlo. Gesù gli indica la via dell’amore verso gli altri.
Badate bene: non dice, pregherai più dei rabbini, digiunerai più dei farisei…amerai Dio più di tutti. No, gli indica la via concreta dell’amore, quella di astenersi dal male fatto agli altri in tutte le sue forme, fisiche, morali, psicologiche, e di mettere in pratica l’amore, quello stesso che lo anima a vivere santamente. Ma il tizio già vive così. Il suo desiderio di santità va oltre.
Allora Gesù alza l’asticella anche lui e lo invita a superare il suo limite:l’avidità. Essere ricco non è un limite alla santità, ma l’avidità per la ricchezza si. Perché l’avidità ti tiene legato ad essa e non ti da muovere per camminare dietro Gesù. E l’avidità ha come figlia la tristezza. Il tale non è riuscito a realizzare il suo desiderio alto di santità a causa del l’avidità.
Si può essere avidi non solo rispetto al denaro, ma possedere e controllare tutto ciò che si ha, anche la propria vita e quella degli altri. Bene, Gesù ci dice oggi che la santità è lontana da chi si comporta così, nonostante la nostra religiosità ostentata.
Sono anche io una persona avida? In che modo? Come liberarmi? Cosa mi rende triste?
A cura di Sr Palmarita Guida della Fraternità Vincenziana Tiberiade