Nella sintesi che Marco ci offre dell’evento della Resurrezione, alla fine del suo Vangelo egli inserisce un rimprovero che non troviamo negli altri Evangelisti.
Il rimprovero riguarda proprio l’incredulità dei discepoli: non accogliere il messaggio del Resurrezione più volte ripetuto attraverso la testimonianza delle donne, di Maria di Magdala n prima battuta, e poi dei discepoli di Emmaus.
Anche oggi il Signore ci può rimproverare per la nostra incredulità quando non crediamo nella sua presenza Viva nella nostra vita, quando non crediamo ai testimoni che ci parlano di Lui con la loro vita, quando non crediamo ai prodigi e miracoli che sono sempre sotto i nostri occhi, ma pensiamo a un Gesù morto e risorto da manuale. Per noi la resurrezione rimane confinata in un capitolo del catechismo che abbiamo imparato da piccoli.
Il Signore ci rimprovera anche per la nostra tiepidezza, per non eseguire in pienezza il mandato di proclamare, di annunciare la sua Resurrezione al mondo intero cominciando dalla nostra famiglia, dal luogo dove viviamo: è lì che dobbiamo andare. È un movimento del cuore e dell’anima, è un movimento interiore che ci spinge ad annunciare le meraviglie di Dio: ciò che Dio fa nella nostra vita.
Ad annunciare che Egli è vivo ed è presente in mezzo a noi, ad annunciare che la nostra vita ha un senso perché è legata alla resurrezione di Gesù che ci rende risorti fin da ora. Il coraggio che il Signore ci dà ci viene donato dall’azione dello Spirito Santo.
Chiediamo oggi al Signore il coraggio di testimoniarlo e accogliamo con umiltà il rimprovero che ci fa sulla nostra tiepidezza e incredulità.
A cura di Sr Palmarita Guida della Fraternità Vincenziana Tiberiade