Accade anche ai nostri tempi che le persone del nostro entourage, (famiglia, amici ecc…) pensino che sia loro tutto dovuto e non ringraziano mai per ciò che ottengono. Come questi lebbrosi che conoscevano Gesù almeno per sentito dire o per averlo visto qualche altra volta sempre a distanza, a causa della loro malattia contagiosa.
Solo lo straniero, come lo chiama Gesù sente il bisogno di ringraziare Colui che gli ha ridato non solo la guarigione ma la vita, la dignità. Gli altri sono troppo centrati su loro stessi e pensano che era giusto che fossero guariti:la vita aveva pareggiato il conto. Punto. Quindi nessun ringraziamento. Capita anche a noi di comportarci come questi contemporanei di Gesù. Ci sono persone infatti che non dicono mai la parola “grazie”, e pensano che tutto ciò che ricevono dagli altri sia loro dovuto.
Non sono capaci di gratitudine perché il loro cuore è chiuso e per questo non sanno neanche donarsi gratuitamente agli altri. La stessa cosa accade nei confronti di Dio. Pensiamo che tutto ci è dovuto da Dio. Soprattutto quando stiamo male e abbiamo bisogno di guarigione :gli bombardiamo la testa per essere esauditi… E poi? Niente, la vita continua come prima. Dio non è debitore di nulla perché ci sfama ogni giorno con il suo amore e la sua Provvidenza. Siamo noi i debitori nei suoi riguardi. Anche di un grazie che non diciamo mai. L’azione di grazie è unita alla lode e trasforma la nostra vita da autocentrata a eterocentrata. Chi non sa ringraziare Dio per ogni giorno vissuto non sa amare né Dio, né gli altri, né se stesso.
Oggi rifletto a quante volte nella giornata sale il mio grazie a Dio dal profondo del cuore e quante volte ringrazio gli altri per il bene ricevuto.
La gratitudine è la memoria del cuore. Senza gratitudine il cuore diventa scleritizzato, duro, irrigidito… Sino a non battere più.
A cura di Sr Palmarita Guida della Fraternità Vincenziana Tiberiade