Quanto è brutto e doloroso quando le persone che ci sono vicine da molto tempo, anche all’interno di una stessa famiglia, non ci conoscono per quello che siamo: ci giudicano e travisano la nostra persona perché troppo legati al loro ego. Questa sofferenza l’ha vissuta anche Gesù con i suoi, non è stato capito fino in fondo tant’è che tutti lo hanno abbandonato.
E non l’hanno capito perché non hanno creduto in lui, erano troppo centrati su se stessi, avvolti dai lori limiti… E non hanno creduto e nelle opere che Gesù compiva, quelle opere venivano dall’unione intima che Gesù aveva con il Padre suo da cui tutto proviene. Ancora oggi il Signore Gesù ci invita a credere nelle sue opere, come Egli si manifesta nella nostra vita… lì si manifesta anche il Padre e lo Spirito, è il mistero della Trinità che ci avvolge nel quale viviamo e operiamo, esistiamo.
Tenere questo filo di contatto come il filo ad una presa di corrente è la nostra salvezza, staccare questo filo significa navigare nel buio. Credere è un atto di affidamento, significa entrare, farsi avvolgere dal mistero della Trinità e lasciarsi guidare da quello che il Signore ci chiede, ci dice. Fuori da questa unione dare. O sempre centrati su noi stessi senza possibilità di crescita e non capiremo mai gli altri per quello che sono veramente. Saremo portati sempre a giudicarli e a non amarli.
Ma facendo così giudichiamo anche Dio perché non lo conosciamo. Il cammino di umanizzazione è un cammino di crescita continuo all’azione di Dio nella nostra vita che molto spesso si rivela differentemente da quello che noi pensiamo o vogliamo ma è sempre un’azione educatrice. Questa è l’opera di Dio nella nostra vita e quando noi comprendiamo questo mistero anche noi diventiamo opera di Dio per gli altri. È solo in questo caso possiamo chiedere al Signore tutto ciò che vogliamo: il Signore non ci può non concedere se stesso perché siamo in Lui, ormai lo conosciamo.
A cura di Sr Palmarita Guida della Fraternità Vincenziana Tiberiade