Oggi ci è stato dato un figlio, scrive Isaia. Un bambino è nato per noi!
Nulla di straordinario se non che quel figlio ci è stato dato da Dio e che quel bambino è Dio stesso.
Nulla di straordinario se non che tutto ciò che è accaduto è accaduto per noi. Esattamente per noi: per te, per me, per la persona che disprezziamo di più, per quella che neppure quest’anno siamo riusciti a incontrare, per la persona che crediamo essere la migliore e per quella che “Dio ce ne scampi”.
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È nato per noi, ed è questo a essere davvero straordinario!
È questa la straordinaria notizia (e scusate la ripetizione ma non la voglio proprio evitare!), il lieto messaggio che attraversa tutta la liturgia, dalla notte, all’aurora, fino al giorno pieno.
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Noi, popolo in cammino, donne e uomini alla ricerca, possiamo vedere una luce, perché per noi raggi luminosi o tenui scintille hanno brillato, perché ci fosse chiaro, come lo fu per pastori, che ormai da quella notte a Betlemme, dove niente era più straordinario di un bambino nato in una mangiatoia, le notti sono abitate dalla luce e le solitudini sono abitate da Dio. E non è poesia.
Quella luce che ha attraversato, penetrato e dissolto le tenebre è il Dio fattosi noi, fattosi storia, fattosi incontro, fattosi carne. E, ripeto, non è poesia. Da quel giorno la nostra fede è impastata di umanità, il cielo e la terra non sono più distanti né separati perché il salvatore, che ogni cuore attende, si è dato a noi come «un bambino avvolto in fasce, adagiato in una mangiatoia». Quel figlio che rende possibile la speranza ha scelto di raggiungerci così.
Possa il nostro cuore essere come quello dei pastori: lasciamoci destare dalle nostre notti, lasciamoci convincere dal farsi carne di Dio nella nostra storia, e andiamo verso di lui senza scandalizzarci della carne, della fragilità, del limite, dell’umanità che Lui continua a scegliere pur di farsi incontrare.
Buon Natale a tutte, tutti noi e alle nostre famiglie e comunità!
Per gentile concessione di Sr. Mariangela, dal suo sito cantalavita.com