Quando vivevo il mio impegno pastorale con i giovani, una delle cose che ripetevo spesso era: ยซDio punta su di te. Nelle scelte che fai lui sta con il fiato sospeso, incrocia le dita e spera con tutto se stesso che tu possa fare quelle giusteยป. Magari mi direte che รจ unโimmagine banale, eppure tutte le volte che sono a un bivio (anche un bivio tosto), io Dio me lo sento addosso proprio cosรฌ: con il fiato sospeso e le dita incrociate, come chi rispettando la mia libertร crede profondamente che in me ho quanto basta per non mollare, per non scegliere il piรน facile ma ingiusto, per puntare sul bene.
Ora, leggete il brano di Isaia che troviamo nella prima lettura: il canto dโamore per la vigna non dice forse questo? Il dolore devastante di un amore tradito non racconta forse le infinite volte in cui la fiducia, lโattesa, la cura, la tenerezza si sono fatte compagne di un cammino?
La vignaโฆ sempre lei, presenza stabile di queste ultime domeniche, non fa altro che spingerci in profonditร . La vigna รจ il Regno, ci siamo detti domenica scorsa. La vigna per Isaia รจ Israele, popolo dellโAlleanza, popolo scelto, amato, liberato. Popolo che Dio ha legato a sรฉ e di cui ha ascoltato la voce.
La vigna: tanto preziosa โ per il Creatore e Signore degli universi โ da riuscire con la sua durezza di cuore, sterilitร nel bene, resistenza alla voce di quel divino amante a provocare tutta la sua devastante rabbia. Cosรฌ almeno sceglie lo scrittore biblico di descriverci la profonda amarezza di Dio. Isaia sembra dare voce in modo inoppugnabile alla scelta del Signore verso Israele-vigna: ยซtoglierรฒ la sua siepe e demolirรฒ il muro di cinta (la protezione), verrร calpestata e la renderรฒ deserto (terra sterile, di nessuno), alle nubi comanderรฒ di non mandarvi acquaยป. Dio sembra volgere le spalle a colui che ha scelto e reso sacro. Ma รจ davvero cosรฌ che finisce?
Spostiamoci al Vangelo. La parabola che Gesรน racconta sono le parole del profeta Isaia, e i capi dei sacerdoti, con cui Gesรน sta parlando, lo sanno bene. La parabola questa volta non รจ unโinvenzione narrativa, non nella prima parte, almeno. Gesรน sta citando i profeti, e i capi sanno benissimo dove sta puntando. Infatti alla fine della narrazione, quando Gesรน chiede loro: ยซQuando verrร il padrone che cosa farร ?ยป. La risposta dei capi รจ coerente con la fine della prima lettura: ยซQuei malvagi, li farร morire miseramenteโฆยป.
Ma Gesรน va oltre. A lui interessa aprire lo scrigno del Regno. Se Isaia, qualche capitolo dopo, dร voce a un Dio che nelle tenebre di unโumanitร decaduta invia la luce della salvezza โ lโEmmanuele (capitolo 9) โ, qui รจ Gesรน a spostare il baricentro. Il Figlio inaugura la pienezza del Regno e mostra lโimpossibile; colui che viene scartato, il figlio ucciso, respinto, non accolto, non รจ piรน causa di morte e di punizione, ma di riscatto: รจ la pietra dโangolo che puรฒ tenerci saldamente uniti a colui che ci ha creati perchรฉ amati, Dio.
Se questa non รจ una meraviglia, di che cosa abbiamo ancora bisogno?
Il regno di Dio รจ per chi non misura, ce lo ripetiamo ancora una volta. Il Regno รจ acqua irrefrenabilmente zampillante, รจ vita in costante fase di germinazione e gemmazione, perchรฉ il Regno รจ attraversato dallo Spirito di Dio, eterna novitร .
La chiamata รจ per noi: accogliere il Figlio per rendere vivo, presente, generativo il Regno anche ora, anche qui.
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Per gentile concessione di Sr. Mariangela, dal suo sito cantalavita.com