Vangelo e letture, oggi, in questa XXXII domenica del Tempo Ordinario, ci offrono un interessante spaccato. La domanda di fondo sembrerebbe essere la stessa che molte volte, soprattutto in particolari situazioni, anche noi ci poniamo: «Risorgeremo?».
I fratelli Maccabei, di cui la prima lettura racconta, sembrano essere un modello di speranza: credono profondamente di essere fatti per un oltre; sono certi che ciò che qualcuno può togliere loro qui (persino la vita), in Dio sarà loro riconsegnato in pienezza. I sadducei al contrario sono coloro che non credono nella risurrezione. E l’oltre per l’oro sembra essere null’altro che il regno della morte, del sonno eterno, della non-vita.
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E noi? In che cosa crediamo? Come riusciamo a pensare l’eternità? Qual è il confine che poniamo alla nostra vita? Domande tutt’altro che banali e a cui, in modo consapevole o meno, leghiamo a doppio nodo la speranza. Sappiamo che il nostro Dio è il Signore della vita; crediamo che la nostra esistenza non si esaurisca qui; diciamo, cantiamo, preghiamo avendo nel cuore la certezza di essere fatti da lui per l’eternità…
Ma poi? Che cosa succede quando le situazioni della vita ci mettono davanti a scelte radicali? Che cosa vacilla nel nostro cuore quando il tempo morde e la vita si fa breve? Che cosa scatta nel nostro cervello quando tutto quello che pensavamo fosse dovuto cede improvvisamente e l’eternità diventa davvero una possibilità non lontana?
È difficile spesso fare i conti con la vita, ma indubbiamente è molto più difficile fare i conti con la morte, con la sua possibilità reale, con la nostra impotenza nel tenerla lontana. Ed è proprio in quei momenti che quella domanda salta fuori con tutta la sua forza.
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«Risorgeremo?». E la speranza viene messa alla sbarra dalla paura. Paura che tutto finisca, che i legami si spezzino, che ciò che abbiamo faticosamente costruito si interrompa, che nulla esista più…
Ma Dio è il Dio dei viventi. È forse questa l’unica cosa che possiamo bisbigliare al nostro cuore, l’unica certezza con cui possiamo puntellare la speranza, l’unica luce con cui possiamo diradare il dubbio. L’unica preghiera che possiamo sussurrare anche tra lacrime e silenzi.
FONTE – Sr. Mariangela, sul sito cantalavita.com
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