Cโรจ qualcosa attorno cui ruota la nostra fede? Cโรจ una sorta di perno? Di ร ncora? Di punto di non ritorno?
Interrogato dai farisei, che perรฒ volevano metterlo alla prova, Gesรน risponde senza troppi mezzi termini: ยซAmerai il Signore tuo Dio con tutto il cuore, con tutta lโanima e con tutta la tua menteยป. E come se non bastasse, tanto per essere ancora piรน radicali: ยซAmerai il tuo prossimo come te stessoยป. E se poi ci fosse rimasto ancora qualche dubbio in merito, come dimenticare quello che Gesรน stesso ha definito il piรน grande dei comandamenti: ยซAmatevi come io vi ho amatoยป, stabilendo cosรฌ la misura stessa dellโamore, lโinfinito.
Il Vangelo di questa trentesima domenica del Tempo Ordinario arriva dritto al punto e la prima lettura, dal libro dellโEsodo, ne puntualizza oltre misura i confini, semmai confini possa avere lโamore.
Amare Dio รจ stare dalla parte del debole, perchรฉ รจ avere il suo stesso cuore, muoversi al suo stesso ritmo, diffondere la sua stessa vita, diventare il suo stesso orecchio che ascolta, essere le sue stesse mani che curano. Amare Dio non รจ certamente infiocchettarlo nei riti e nella puntualitร con cui si adempiono i precetti. ร ben di piรน. ร essere sua immagine e somiglianza nel mondo, anche e soprattutto in un mondo sferzato o, peggio, governato a suon di ingiustizie, anche planetarie.
La voce di Dio che lo scrittore sacro fa udire attraverso il libro dellโEsodo รจ inequivocabile: quel comandamento dellโamore si fa storia, concretezza, scelte nel: ยซnon molesterai il forestiero nรฉ lo opprimerai; non maltratterai la vedova e lโorfano, non ti comporterai da usuraio con lโindigente a cui presti qualcosa, non prenderai il pegno a colui che ha solo quello per vivereยป.
Colui che segue Dio, ama Dio. E amare Dio significa darsi a una caritร vivace e creativa, che pur nella fatica del comprendere e del discernere, del decidere e dellโattuare sa generare e percorrere vie di incontro, vie di vita. Ripeto: amare Dio significa darsi a una caritร vivace e creativa. Diversamente quelle che facciamo sono storielle. Nulla di diverso rispetto a chi andava da Gesรน per metterlo alla prova: buoni a mettere alla prova Dio, ma non noi stessi.
Ma darsi a una caritร creativa e vivace significa prendere a due mani il coraggio e reinventarsi. Anzi no. Non a due mani, ma almeno a quattro mani. Perchรฉ? Perchรฉ non ci si puรฒ reinventare da soli. Non si puรฒ pensare di darsi a una caritร vivace e creativa da soli; rischiamo di restare intrappolati nei nostri circoli viziosi fatti di domande, intenzioni, giustificazioni, autocompiacimento o sensi di colpa.
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La determinazione della speranza e lโoperositร della fede โ di cui lโapostolo Paolo parlava in una lettura fatta qualche domenica fa, associandole alla fatica della caritร โ sono vive in noi nella misura in cui non le trasformiamo in giustificazione delle nostre non scelte a favore del Regno e quindi di quella missione che il Signore ci affida ovunque viviamo e lavoriamo, ma nella misura in cui generano amore, cioรจ generano comunitร che vivono e diffondo amore: cura, attenzione, delicatezza, premura, ascolto, condivisioneโฆ e tutto quel bene che con la nostra mente neppure possiamo immaginare, ma di cui saremmo capaci solo per il fatto di essere fatti a immagine e somiglianza di Dio.
ยซAmerai!ยป. ร lโindicazione concisa e diretta che va giusto al punto.
ยซAmerai!ยป. ร ciรฒ che potrebbe davvero cambiare il volto delle nostre societร .
ยซAmerai!ยปโฆ
Quando smetteremo di credere che sia solo utopia?
Per gentile concessione di Sr. Mariangela, dal suo sito cantalavita.com