È interessante! Gesù racconta questa parabola per coloro che avevano l’intima presunzione di essere giusti e disprezzavano gli altri. Quest’annotazione di Luca, con cui inizia il Vangelo di questa XXX domenica del Tempo Ordinario è tutt’altro che banale. Dice una particolare cura di Gesù verso la nostra interiorità. Certo, non va per il sottile e non sembra essere molto dolce, ma è indubbia la sua capacità di metterci davanti allo specchio della nostra coscienza.
Fariseo e pubblicano più che due modi di vivere la fede potrebbero anche semplicemente essere due facce di una stessa medaglia, due atteggiamenti che si alternano in noi a seconda di giorni e situazioni.
E di fatto di fronte a questo brano evangelico forse la scelta più corretta non è dirci da che parte stiamo, chi sentiamo di essere. Sarebbe un po’ fine a stesso e rischierebbe di innescare la stessa dinamica.
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Credo che il nucleo di fondo stia negli ultimi versetti: «Questi [il pubblicano] tornò a casa sua giustificato». Ecco, è questa la certezza che può cambiare la nostra vita e la nostra relazione con Dio: sapere che al centro non ci sono io con le mie vittorie o sconfitte, con il giusto che riesco a compiere o con le piccole o grandi omissioni.
Al centro di tutto c’è Dio, quel Dio che ha cura di me, sempre, anche quando sono peccatore. Sapere che lui è dalla mia parte a fa il tifo per me, perché io non mi perda nei rimorsi, ma trovi nella sua presenza il coraggio di ritornare sempre a casa.
Non ci sono errori o distanze che tengano. Ma non ci sono neppure straordinarie abilità e sacrifici. In tutta la vicenda umana di Gesù, una cosa è decisamente chiara, da subito: ad accorciare le distanze ci pensa Dio. Ad avvicinarsi, a piegarsi su di noi… è lui a fare il primo passo: da Betlemme a Gerusalemme, dalla Galilea alla Giudea è sempre il Maestro ad “andare verso”, e a farci vedere il cuore di Dio.
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FONTE – Sr. Mariangela, sul sito cantalavita.com
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