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Sr. Mariangela Tassielli – Commento al Vangelo di domenica 21 Gennaio 2024 per bambini/ragazzi

Commento al brano del Vangelo di: Mc 1, 14-20

Giona… quanto è straordinario questo profeta… anzi consentitemelo: quanto è straordinariamente buffo questo profeta. È un po’ come noi, o forse più precisamente noi siamo un po’ come lui.

La prima lettura che oggi la III domenica del Tempo Ordinario ci propone sembra il racconto di una perfetta predicazione. In una brutta situazione Dio interviene mandando il suo profeta. E il profeta chiamato sembra rispondere con sveltezza e trasporto. Si sa, è il bello dell’essere profeti: Dio ti sussurra nell’orecchio dove sta il bianco e dove sta il nero e tu, profeta, non devi fare altro che gridarlo ai quattro venti.

Quando poi ti trovi guide illuminate di popoli che capiscono al volo quanto sia profeta quel profeta, in quattro e quattr’otto tutto si risolve, e persino Dio «depone il suo sdegno», ritorna sulle sue decisioni e poiché il popolo peccatore si è pentito e convertito (perché questa è la parola chiave) lui è pronto a perdonare.

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E detta così, e letta così, come forse la leggeremo o ascolteremo magari un po’ in velocità e un po’ distratti rischiamo di perdere passaggi preziosi di questa prima lettura, se non addirittura di alterare il cuore del messaggio, che è sì la conversione, ma quella del profeta prima ancora di quella del popolo.

Se riuscite, e ve lo consiglio, leggete questo brano dalla Bibbia. Lì, inizia così: «Fu rivolta a Giona una seconda volta questa parola del Signore…» (Gn 3,1). La prima volta Dio non è riuscito nel suo intento, e il buon Giona se l’era data a gambe. Perché si sa… “Dio avrà pure i suoi progetti, lui sarà pure disposto a farsi sentire, però non può mica giocare con la vita della gente!?”. È quello che sembrerebbe aver pensato quando è partito in direzione opposta a quella indicata da Dio. “A Ninive di fede ce n’è poca e di depravazione e malvagità tanta. Che cosa può un pover’uomo? Che cosa pensa di ottenere Dio?”.

Ma Dio riacciuffa il suo profeta, e lo manda proprio lì dove servono parole diverse rispetto a malvagità e violenza. Magari mi direte: «Scusa, ma Dio ha minacciato distruzione, dove sono le parole diverse?». Ma quelle parole contenevano ciò che Ninive e i suoi abitanti avevano ormai dimenticato: il futuro, la possibilità di scegliere, di prendere coscienza di avere un limite davanti». Dio vuole che il suo profeta pronunci per un popolo malvagio parole cariche di tempo, di giorni, di possibilità.

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A quelle parole il popolo si convertirà. Ma quelle parole prima di essere pronunciate avranno bisogno che anche il profeta si converta a Dio, alle possibilità che Dio offre, alle vie che Dio lascia sempre aperte.

Il popolo si convertirà subito, ma il profeta no.
Se leggete le Scritture scoprirete che «Giona» – di fronte al perdono di Dio «provò grande dispiacere e ne fu sdegnato» (Gn 4,1).
Dio chiede al suo profeta parole che tocchino il cuore, ma il profeta in quelle parole – e in ciò che quelle parole realizzano – non crede.
Ma ditemi: quanto Giona c’è in noi? In noi che vorremmo l’implacabilità divina su chi vive nel peccato.

Io non voglio che il mio cuore sia esperto in condanna. Non voglio ergermi al posto di Dio. Non voglio vivere decretando chi può ricevere il bene e chi meriterebbe solo il male, chi la benedizione e chi la condanna...

Il brano del Vangelo di Marco è la più bella risposta che la liturgia oggi dà a quel Giona che ci vive dentro: cambiare mentalità, logiche, prospettive per poter credere, aderire, riconoscere, scegliere, percorrere, proporre le vie del Vangelo. Non il Vangelo di carta. Ma il Vangelo fatto carne: la buona notizia che è Dio fatto incontro, fatto volto, fatto Gesù di Nazaret.

Lo dico a me, e spero che ognuno possa dirlo a sé stesso: «Basta far vincere le logiche umane. Io voglio diventare Vangelo». Crediamoci, è possibile!

Per gentile concessione di Sr. Mariangela, dal suo sito cantalavita.com

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