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Sr. Mariangela Tassielli – Commento al Vangelo di domenica 17 Dicembre 2023 per bambini/ragazzi

Commento al brano del Vangelo di: ✝ Gv 1,6-8.19-28

Non era lui la luce,
ma doveva dare testimonianza alla luce.

(Gv1,8)

Una è la parola d’ordine di questa terza domenica di Avvento: gioia! Non letizia, non serenità… ma gioia. È a questo che invitano e spingono le letture. Gioia… quella che cerchiamo con tutti i mezzi, quella per cui pagheremmo tutto l’oro del mondo, quella per cui siamo disposti perfino a compromettere la vita altrui.

La terza domenica di Avvento ce la mette lì come possibilità, come meta e come dono, ma sposta la sorgente dalla terra al cielo. Noi gioiremmo di cose che non possiamo oggettivamente trattenere, mentre le Scritture ci spingono a cercare la sorgente della gioia in un Oltre che ci raggiunge, in un Dio che si fa presenza, in un Cielo che tocca la Terra, e la tocca veramente, al punto da farsi terra.

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Ma non si tratta di accontentarci, di fare di Dio un surrogato di una gioia impossibile qui in questa vita. Tutt’altro! Noi non abbiamo semplicemente bisogno di Dio, di un dio qualunque. Non abbiamo bisogno di qualcuno o qualcosa che riempia il nostro vuoto, che diventi la causa di tutti quei perché a cui non sappiamo dare una risposta. Non abbiamo bisogno di un dio strozzino, sempre pronto a chiedere un riscatto per ogni dono concesso. 

Lasciatemelo dire: non abbiamo bisogno di un dio onnipotente, intoccabile, inguardabile, giustiziere e iracondo. La storia ha già pagato (e sta ancora pagando) oboli altissimi per questi bisogni troppo umani, ma forse troppo poco umanizzanti. Gli dei onnipotenti non ci hanno resi migliori… ci hanno solo consentito di essere più violenti. Nel senso che abbiamo usato la loro presunta volontà come alibi per i nostri atteggiamenti…

Il Dio necessario alla storia e all’umanità è quel Dio di cui Giovanni dice: «Io sono voce…». Lui invece è la luce, lui l’atteso, lui il compimento delle promesse antiche, lui la manifestazione di quella preziosa e inaudita volontà di Dio: la nostra salvezza. Lui è l’atteso di cui i profeti hanno parlato e che Isaia descrive in modo straordinario: lui è la persona (carne, ossa, storia, spirito, materia) in cui vive lo Spirito di Dio e in cui l’umanità raggiunge il suo apice, la forma perfetta. In lui, pienezza di un’umanità realizzata, non vediamo solo Dio, ma vediamo anche ciò che tutte e tutti noi potremmo essere.

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L’atteso, il Messia, il Cristo svetta nelle parole di Isaia come capolavoro di umanità: portatore di lieti annunci a chi sembra aver mollato la presa; paziente “curatore” di cuori segnati dal dolore e spezzati; audace voce di liberazione; donatore di seconde e infinite possibilità. È questo il Dio fatto carne che i Vangeli ci hanno insegnato a scoprire, il Dio prossimo, il Pastore buono, il padre prodigo di amore. In Gesù di Nazaret si fa carne l’amore di Dio per noi, si fa storia il suo desiderio di seminare di bene la nostra terra, accompagnando i piccoli germogli perché diventino frutti buoni.

In tutto questo è la sorgente della nostra gioia. In tutto questo è la possibilità di un futuro di gioia per il mondo. Se solo smettessimo da subito di pensare che lui sia un ideale e iniziassimo a vivere come lui ha vissuto… La gioia sarebbe oggi… e sarebbe per tutti. Non spegniamo lo Spirito, non disprezziamo i semi di novità che Dio sta seminando. Il Natale ce lo ripete instancabilmente: io nasco perché voi viviate!

Per gentile concessione di Sr. Mariangela, dal suo sito cantalavita.com

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