Parabola straconosciuta, quella che oggi il Vangelo della XV domenica del Tempo Ordinario ci propone. La parabola del seminatore è forse tra le più ascoltate e raccontate. Spesso è anche un po’ usata come una clava. E non capita poche volte che su di essa, a mo’ di messaggio finale, venga imbastita questa chiusura: «Alcuni tra noi rispondono al Signore al 100%, altri al 60, altri al 30%. Ognuno di noi si chieda: E io quanto riesco a rispondere a Dio? Che terreno sono?»
Intanto potremmo da subito smontare questa finale ad effetto. La parola di Dio non parla di una percentuale, non dice 30%, ma precisamente: «il 100, il 60, il 30 per 1». La moltiplica di Dio, per quanto strana, funziona così: moltiplica incredibilmente tutto ciò che riusciamo a mettere a disposizione, anche una porzione piccola come l’1. Quindi è proprio lui a moltiplicare, e lo fa all’infinito. Per cui se c’è una cosa che è certa è che l’obiettivo della parabola non è mettere in luce il nostro fallimento nella fede, ma il suo offrire a noi continue possibilità. E questo non va mai, e dico mai, dimenticato.
Altra straordinaria certezza: il seminatore è il Signore, che semina in noi la parola del Regno, una parola cioè che porta vita, che rende vita perché è essa stessa vita. Frequentare il seminatore significa quindi attivare possibilità per una semina decisamente fuori dal comune. La parola del Regno non ha nulla a che fare con le nostre parole, è oltre; è una parola creativa e creatrice: mai uguale, mai inefficace, mai silenziabile, mai selezionatrice. Già: la parola del Regno non sceglie il terreno, ma si offre a ogni terreno, a ogni disponibilità, a ogni vita. È questo quello che affermano i primi versetti della parabola. Dio non sceglie a chi dare. Non si preoccupa di non sprecare il seme. Non seleziona. Dio offre al mondo, a tutti indistintamente, il seme che custodisce la vita stessa del mondo. Nello specifico: Dio ha offerto al mondo suo Figlio, Parola vera e viva, perché il mondo vivesse, perché il mondo si sentisse raggiunto dalla pienezza della vita, perché il mondo sapesse che la promessa di salvezza si è davvero realizzata per ognuna, per ognuno. La pioggia e la neve continuano a irrigare ogni terra perché la vita di Dio germogli ovunque, e germogliando generi vita che apre a Dio: questa è l’antica promessa, ma questa in Gesù è la nostra certezza.
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Chi di noi può aspirare a tanto? Tutti!
Ce lo dice la parabola, lasciandoci scoprire quanto il seminatore-Dio sia sprecone. Semina ovunque senza badare ai risultati. Semina perché la vita possa avere sempre una nuova possibilità di germogliare. Perché questo significa felicità, pienezza, realizzazione autentica per tutte e tutti noi.
Ma qual è il sentiero da seguire? La via da percorrere?
Lo dico con 4 verbi fondamentali: ascoltare, comprendere, non mollare, lasciarsi stupire. Ascoltare è iniziare ad aprire la porta. Primo, ma necessario passo. Ascoltare è incontrare, aprirsi, lasciarsi raggiungere. Non comprendere ci rende duri, impenetrabili come la strada, come la terra battuta. Comprendere invece ci spinge oltre. C’è una cosa però su cui vigilare: non dobbiamo mollare. Perché difficoltà e paure, delusioni e scoraggiamento sono sempre dietro l’angolo, ma mollare è farsi bruciare, paralizzare dalle difficoltà. E invece noi davanti abbiamo una promessa di vita straordinaria. Lasciamoci allora stupire da Dio, dai suoi sprechi. Il suo Spirito sa sempre come riconsegnarci alla vita, come partorirci sempre di nuovo.
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FONTE – Sr. Mariangela, sul sito cantalavita.com