In questa XXVIII domenica del Tempo Ordinario sembra anche a noi di essere raggiunti dallo sguardo che Gesù riserva a quel tale pronto a fare tutto pur di ottenere l’eternità. Gesù lo ama.
Ed è proprio in forza dell’amore che prova a spingere quel tale oltre i confini della sua coscienza, oltre i traguardi che si è prefissato, oltre sé stesso. Ma quel confine, quell’andare oltre, sembra distante, troppo distante, quasi irraggiungibile.
Eppure quel tale, quell’uomo, ha corso incontro a Gesù, sembrava fortemente motivato nella sua ricerca e richiesta. Perché allora una determinazione così forte non è sufficiente a generare una risposta?
- Pubblicità -
Perché tutto crolla di fronte a quel «Va’, vendi quello che hai, dallo ai poveri e poi vieni, seguimi?». Perché tutto si ferma riconsegnando ogni cosa alla tristezza e alla resa?
C’è un movimento particolare difficile e complesso nella vita di ognuno di noi, è l’andare oltre il mondo che ci siamo creati, è il superare quei confini che con grande cura e premura, pur inconsapevolmente, abbiamo eretto lungo gli anni a difesa di mille sicurezze interiori ed esteriori.
Entrare nel Regno dei cieli è difficile, a tratti impossibile, perché la strada che va percorsa è proprio oltre quei mondi interiori che rappresentano le nostre sicurezze e il nostro ossigeno, è al di là delle ricchezze che per quanto oneste non sono il prezzo dell’eternità.
La porta del Regno è la strada stessa, che chiede di essere percorsa con passi ritmati da cura e umanità, attenzione all’altro e condivisione, ascolto profondo di colui che è Parola che vuole attraversarci. Il Regno è via difficile, ma possibile; è via di scelte.
Lui, il Signore, ci scruta con amore, e conosce il nostro cuore, conosce le ombre che ci abitano e la bellezza che custodiamo. Il suo è un movimento che ci spinge oltre, oltre noi stessi, e ci rende dono.
Quando la nostra fede in lui si riduce al fare, quando si accontenta di realizzare cose, lui, il Dio dell’amore, ci mette dentro la nostalgia dell’essere, quella forza interiore che ci fa desiderare non di raggiungere il cielo, ma di essere cielo, non di dare doni, ma di essere dono, non di parlare di Vangelo ma di essere Vangelo.
Per gentile concessione di Sr. Mariangela, dal suo sito cantalavita.com
- Pubblicità -