«Ecco, verranno giorni nei quali io realizzerò le promesse di bene…». Con queste parole – che la Prima lettura ci consegna – inizia il nuovo anno liturgico, un anno all’insegna di uno straordinario tempo di grazia e di ripartenza: il Giubileo.
Non possiamo essere così ingenui da pensare che nei prossimi 365 giorni si realizzeranno alla lettera le parole del profeta; non è così che funziona. Dio non realizzerà le sue promesse di bene, che per noi – tradotto – significa i nostri desideri. Ma certamente il Giubileo potrebbe essere per noi l’ennesima possibilità dataci da Dio per creare i presupposti affinché quel bene che Lui desidera per l’umanità possa davvero realizzarsi. Perché quel bene, quelle promesse di bene di cui Geremia scrive non sono frutto solo dell’opera di Dio, ma anche delle nostre scelte.
Le parole del profeta, rivolte a un Israele sofferente che viveva uno dei momenti più difficili della propria storia, continuano a risuonare con una forte carica profetica anche per noi oggi. In fondo, sono state pronunciate in tempi forse non così dissimili dai nostri: tempi bisognosi di speranza, tempi in cui continuare a credere in una storia capace di generare vita, tempi in cui scegliere di non arrendersi allo scoraggiamento e alla disumanità, tempi in cui resistere scegliendo di fare la differenza.
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Ecco, è questa la cornice in cui quest’anno possiamo vivere l’Avvento.
Il Vangelo si conclude con un invito alla vigilanza; e allora vigiliamo!
Vigiliamo su noi stessi e sul nostro cuore, sui sentimenti che lo attraversano e magari lo appesantiscono. Vigiliamo sulle preoccupazioni che ci travolgono e che hanno il potere di chiuderci alla speranza e consegnarci alla disperazione mortifera. Vigiliamo sul Dio che stiamo aspettando e sulle attese che stiamo nutrendo.
Chi o che cosa stiamo realmente attendendo?
Un Figlio d’uomo potente, capace di liberarci dai pesi di questa vita? Dalle ingiustizie? Dalla sofferenza? Dalle malattie?
E come stiamo attendendo?
Il Vangelo dice: vegliate in ogni momento, pregando.
San Paolo dice: permettete a Dio di farvi crescere e sovrabbondare nell’amore.
Geremia dice: credete nell’opera di Dio che mantiene le sue promesse e farà germogliare il bene.
Le tre letture di questa prima domenica tracciano per noi un percorso e ci chiedono di intraprenderlo. Nella semplicità forse, ma con rigore. Di anno in anno, nel Natale, celebriamo l’evento più rivoluzionario della nostra fede: il farsi carne di Dio. Abbiamo bisogno di prepararci interiormente all’evento che sovverte le logiche di ogni fede e che costantemente ci chiede di sovvertire anche le nostre: il nostro sguardo sul mondo, le nostre priorità, la nostra mai sufficiente voglia di stabilità e certezze.
Quest’anno, in Avvento, consegniamoci alla speranza, a Colui che è la speranza del mondo e di ciò che viviamo. Consegniamoci alla speranza, facendo germogliare speranza. Come?
Tutte le volte in cui qualcosa di noi si lascia andare allo scoraggiamento, esercitiamoci a scovare dei germogli di vita, cioè delle situazioni, o persone, o eventi o scelte che, se potenziati, possono spegnere il buio e rafforzare la luce.
Buon Avvento di speranza!
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Per gentile concessione di Sr. Mariangela, dal suo sito cantalavita.com