La fede che ci fa servi
«Accresci in noi la fede!». Quante volte anche sulle nostre labbra è sorta questa supplica al Signore, nella percezione della propria piccola fede innanzi alla proposta evangelica e alle sfide del mondo. Gesù non lascia cadere questa domanda e ci accompagna nella nostra ricerca attraverso due immagini.
La prima immagine composta da una seme e una pianta è assai paradossale: da un lato la contrapposizione tra il più piccolo dei semi, quello della senape, e una pianta che si abbarbica e aggrappa alla terra, dall’altro una pianta che si sradica dal suolo per piantarsi nella realtà più instabile e fluida che esista: il mare. La fede è una realtà che è sempre piccola, sempre minacciata dalla mancanza di fiducia in Dio e dall’affanno verso ciò che dobbiamo risolvere, a tal punto che spesso non rimaniamo più in ascolto di Colui che tiene nelle sue mani la storia del mondo. Non è che la nostra fede non sia reale, ma dobbiamo accettare che è limitata nella sua fatica a credere all’impossibile che solo Dio può rendere possibile. Cosa ne facciamo di questo piccolo seme della nostra fede? Solo se apriamo la realtà di questo seme piccolo (ma sempre seme) al sole della Parola di Dio, se ci lasciamo nutrire da essa, se ci abbandoniamo alla sua verità, possiamo divenire albero che ospita tutti. Il piccolo seme della nostra fede può crescere solo se è piantato nel terreno della Parola di Dio e della relazione con il Signore. Solo così può succedere che anche la realtà più abbarbicata e aggrappata alla terra possa spostarsi. La presenza in noi di questa fede piccola, ma che è in Dio, si manifesta nell’affidarsi a Gesù, nel credere ancora che c’è una speranza, per quanto deboli, feriti, che tutto non è fissato per sempre, nell’avere fiducia che Gesù opera nella vita del credente. La fede di cui parla Gesù è la fede nella promessa di Dio. La promessa di Dio è la promessa dell’impossibile.
“Siamo servi inutili. Abbiamo fatto quanto dovevamo fare». L’insegnamento di Gesù continua attraverso il racconto della parabola. Gli apostoli chiedevano a Gesù di accrescere la fede. Gesù precisa la domanda in due modi. Anzitutto rimanda al fatto che non è una questione di grande né di potente nella vita di fede. Poi con la parabola ci mette davanti alla realtà che l’amore di Dio non dipende dalle nostre azioni: Dio non limita il suo amore per noi solo al momento in cui riceve da noi dei servizi, oppure davanti alla manifestazione di quella che crediamo una grande fede. L’amore di Dio dura per sempre e va ben al di là delle nostre povere possibilità di fare qualcosa per lui. Dio però ha bisogno di uomini e donne per essere presente nella storia, ma il credente agisce senza riportare nulla a sé, rimandando al Signore che è all’origine della sua vita e della sua fede.
Le parole che Gesù pronuncia nel Vangelo di questa Domenica ci aiutano a perdere quella grande fiducia in noi stessi che in realtà ci paralizza il cuore, per farci camminare in quella piccola fiducia in Dio capace invece di immergerci nella sua capacità di amare e di offrire la vita. Quando iniziamo a fare le cose senza aspettarci nulla, entriamo in una pace profonda e in una grande libertà perché ci immergiamo nella vita stessa di Dio. Siamo servi inutili e dovremmo cominciare a goderci questa libertà ricevuta. Le cose utili per definizione, sono determinate da una funzione e da uno scopo, il senso della nostra vita al contrario, è fuori da ogni senso di necessità: di noi non c’era bisogno, ma Dio ha voluto donarci prima la vita e poi se stesso e per questo possiamo cominciare a vivere con passione e semplicità ogni cosa. Siamo semplicemente dei servi e in questo è la nostra gioia. Allora questa fede che i discepoli chiedono a Gesù di aumentare, è il rifiuto di contare su di sé per contare unicamente sul Signore.
E’ questo lo spazio interiore necessario che il Signore vuole per donarci la salvezza e il coraggio di seguirlo. Non ci resta altro che chiederla ogni giorno come dono perché ne basta un briciolo per spostare grandi cose, ne basta un briciolo per godere dell’essere servi.
Commento a cura delle Clarisse di S. Gata Feltria
Letture della
XXVII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO – ANNO C
Prima Lettura
Il giusto vivrà per la sua fede.
Dal libro del profeta Abacuc
Ab 1,2-3;2,2-4
Fino a quando, Signore, implorerò aiuto
e non ascolti,
a te alzerò il grido: «Violenza!»
e non salvi?
Perché mi fai vedere l’iniquità
e resti spettatore dell’oppressione?
Ho davanti a me rapina e violenza
e ci sono liti e si muovono contese.
Il Signore rispose e mi disse:
«Scrivi la visione
e incidila bene sulle tavolette,
perché la si legga speditamente.
È una visione che attesta un termine,
parla di una scadenza e non mentisce;
se indugia, attendila,
perché certo verrà e non tarderà.
Ecco, soccombe colui che non ha l’animo retto,
mentre il giusto vivrà per la sua fede».
Parola di Dio
Salmo Responsoriale
Dal Sal 94 (95)
R. Ascoltate oggi la voce del Signore.
Venite, cantiamo al Signore,
acclamiamo la roccia della nostra salvezza.
Accostiamoci a lui per rendergli grazie,
a lui acclamiamo con canti di gioia. R.
Entrate: prostràti, adoriamo,
in ginocchio davanti al Signore che ci ha fatti.
È lui il nostro Dio
e noi il popolo del suo pascolo,
il gregge che egli conduce. R.
Se ascoltaste oggi la sua voce!
«Non indurite il cuore come a Merìba,
come nel giorno di Massa nel deserto,
dove mi tentarono i vostri padri:
mi misero alla prova
pur avendo visto le mie opere». R.
Seconda Lettura
Non vergognarti di dare testimonianza al Signore nostro.
Dalla seconda lettera di san Paolo apostolo a Timòteo
2 Tm 1,6-8.13-14
Figlio mio, ti ricordo di ravvivare il dono di Dio, che è in te mediante l’imposizione delle mie mani. Dio infatti non ci ha dato uno spirito di timidezza, ma di forza, di carità e di prudenza.
Non vergognarti dunque di dare testimonianza al Signore nostro, né di me, che sono in carcere per lui; ma, con la forza di Dio, soffri con me per il Vangelo.
Prendi come modello i sani insegnamenti che hai udito da me con la fede e l’amore, che sono in Cristo Gesù. Custodisci, mediante lo Spirito Santo che abita in noi, il bene prezioso che ti è stato affidato.
Parola di Dio
Vangelo
Se aveste fede!
Dal Vangelo secondo Luca
Lc 17, 5-10
In quel tempo, gli apostoli dissero al Signore: «Accresci in noi la fede!».
Il Signore rispose: «Se aveste fede quanto un granello di senape, potreste dire a questo gelso: “Sràdicati e vai a piantarti nel mare”, ed esso vi obbedirebbe.
Chi di voi, se ha un servo ad arare o a pascolare il gregge, gli dirà, quando rientra dal campo: “Vieni subito e mettiti a tavola”? Non gli dirà piuttosto: “Prepara da mangiare, stríngiti le vesti ai fianchi e sérvimi, finché avrò mangiato e bevuto, e dopo mangerai e berrai tu”? Avrà forse gratitudine verso quel servo, perché ha eseguito gli ordini ricevuti?
Così anche voi, quando avrete fatto tutto quello che vi è stato ordinato, dite: “Siamo servi inutili. Abbiamo fatto quanto dovevamo fare”».
Parola del Signore