Arricchire presso Dio
In questo viaggio di Gesù verso Gerusalemme, sono molti gli incontri che Gesù fa e che lo interpellano e danno una direzione al suo discorso, al suo insegnamento. Luca in questi capitoli 12 e 13 ci offre un lungo insegnamento di tipo sapienziale che si rivolge all’oggi in cui viviamo e al quale si deve porre attenzione perché ha un limite.
Il discorso di Gesù è introdotto qui dalla domanda di un tale che lo pone in mezzo ad una situazione di tensione: “Maestro, di’ a mio fratello che divida con me l’eredità“. La brama, la cupidigia, quando sono presenti nel cuore umano, finiscono per alimentare i conflitti, per accecare gli occhi, che non riescono più a vedere né i fratelli né il prossimo. Ecco perché Gesù oggi ci sprona ad aprire lo sguardo, a vivere vigilanti: “Fate attenzione e guardatevi da ogni cupidigia perché, anche se uno è nell’abbondanza, la sua vita non dipende da ciò che egli possiede”.
È un avvertimento alla vigilanza continuamente rinnovata affinché la seduzione del possesso e dei beni, veri idoli, non impedisca al credente non solo il vero e autentico riconoscimento di Dio, ma anche una vita pienamente umana, che resta per ciascuno sempre un compito da vivere nella condivisione. Noi umani siamo preda di una facile illusione: credere che la pienezza della vita ci venga da ciò che possediamo, dal denaro, dalla proprietà, e non da ciò che siamo. Noi siamo chiamati ad essere molto più di ciò che abbiamo e in verità in qualsiasi relazione, momento della vita, o c’è un invisibile che è più grande di ciò che vediamo e riusciamo ad accumulare, o la nostra vita è vuota, inconsistente.
Da cosa ho vita? A cosa chiedo la vita e in che cosa la rendo stabile, vera? Non possiamo chiedere vita alle cose che ne hanno meno di noi, alle cose che sono solo transitorio momento di possesso. Questo non significa che la cura dei beni su questa terra non conti niente. L’amore per la povertà, i bisognosi è possibile solo per chi non considera importante il denaro, ma chi considera importanti le persone, la custodia della vita umana. Purtroppo nella storia dei nostri giorni tocchiamo con mano che il dare troppo peso all’economia ci porta ad essere sempre più aggressivi e intolleranti con i poveri, con chi è altro da noi, perché si è angosciati di mettere al riparo ciò che abbiamo, di rendere per noi comoda una vita che alla fine non sarà più nelle nostre mani.
“La campagna di un uomo ricco aveva dato un raccolto abbondante…..” Gesù racconta la parabola dell’uomo ricco che fa di tutto per accumulare i beni per sé. Arriva ad ottenere il suo scopo e si sente nella realizzazione del suo desiderio di accumulo, soddisfatto, autosufficiente, sicuro di sé, fino a poter dire a se stesso: “Ora che disponi di molti beni, per molti anni, riposati, mangia, bevi e divertiti!”. È un programma di vita nel quale il suo io diventa l’unico soggetto: “Io farò, io demolirò, io costruirò, io raccoglierò, io dirò a me stesso!”. E tutto il resto – raccolti, magazzini, e beni – sono accompagnati dall’aggettivo possessivo “miei”.
In questa situazione non si riesce nemmeno a intravedere la possibilità della condivisione, a leggere che l’abbondanza dei raccolti, o delle ricchezze da noi accumulate, è un’occasione per distribuire quei beni inattesi ai poveri e a chi non ha questa fortuna. Quest’uomo, presente anche in noi, sa vedere solo i propri beni, in una solitudine della quale non è consapevole, accecato dalle proprie ricchezze, preoccupato solo di difendere. Secondo la prospettiva del mondo tutto ciò che abbiamo, e spesso che siamo, è tutto ciò che ci appartiene qui, secondo un’altra prospettiva quello che noi abbiamo è solo una parte di ciò che veramente noi siamo e a cui siamo chiamati a partecipare.
I beni hanno una importanza, possono essere anche un mezzo per amare, per fare del bene, ma la vita non sta in loro. Se la nostra vita dipende da ciò che abbiamo siamo nel punto sbagliato perché arriverà il momento in cui perderemo tutto quello che abbiamo: “Stolto, questa notte stessa ti sarà richiesta la tua vita. E quello che hai preparato, di chi sarà?“. L’uomo ricco della parabola, che ha abbondanza su tutti i punti di vista , è un uomo che non ha una risposta di fronte a chi gli chiede conto della sua vita. Il nostro problema è avere una vita vera. In questo testo vediamo cosa porta essere bloccati in una vita piccola, senza grandezza, in una vita che non sfonda il muro della morte, della fine della nostra esistenza.
“Così è di chi accumula tesori per sé e non si arricchisce presso Dio” C’è un arricchire davanti a Dio. Siamo chiamati a puntare su ciò che resta: oggi se il Signore mi chiedesse la vita, che cosa veramente ho ? Che cosa resterebbe della mia esistenza, di me? La sapienza con cui Gesù ci chiede di vivere il nostro oggi sta nell’imparare a vivere rispondendo a Dio della propria vita, scoprendo che in fondo ogni giorno è l’ultimo perché unico e irrepetibile e dobbiamo vivere con la leggerezza di sapere che uno solo sarà il giudice, il mediatore tra noi e gli altri.
Ogni situazione limite che ci pone avanti la storia ci permette di verificare quanta vita abbiamo . Quando incontreremo Colui che Dio ha costituito giudice e mediatore, allora sarà evidente la realtà della nostra vita e si manifesterà se abbiamo tenuto conto o meno della volontà di Dio che tutti gli uomini siano fratelli che sanno partecipare con giustizia dei beni ricevuti, in quella condivisione che vince la miseria. Chi ha accumulato per sé con un folle egoismo, chi non si è “arricchito presso Dio”, cioè condividendo i suoi beni, sarà nella solitudine eterna. Colui che da ricco che era si è fatto povero per arricchire noi con la sua povertà, ci mostra, con la sua totale adesione al Padre, la bellezza di una vita che non trattiene nulla per sé, nemmeno il dono della vita oltre ogni morte di cui ci fa partecipi.
Allora anche se la vita sarà spezzata sul legno della croce, se sembrerà all’occhio accecato di sé una vita sprecata, sarà un vita solidale fino in fondo con ogni uomo con cui vuole condividere tutto ciò che ha ricevuto dal Padre. Solo così avrà saputo essere dono e genererà vita per tutti, nella grazia di non essere per sé, ma vita per il mondo.
Commento a cura delle Clarisse di S. Gata Feltrie
Letture della
XVIII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO – ANNO C
Prima Lettura
Quale profitto viene all’uomo da tutta la sua fatica.
Dal libro del Qoèlet
Qo 1,2; 2,21-23
Vanità delle vanità, dice Qoèlet,
vanità delle vanità: tutto è vanità.
Chi ha lavorato con sapienza, con scienza e con successo dovrà poi lasciare la sua parte a un altro che non vi ha per nulla faticato. Anche questo è vanità e un grande male.
Infatti, quale profitto viene all’uomo da tutta la sua fatica e dalle preoccupazioni del suo cuore, con cui si affanna sotto il sole? Tutti i suoi giorni non sono che dolori e fastidi penosi; neppure di notte il suo cuore riposa. Anche questo è vanità!
Parola di Dio
Salmo Responsoriale
Dal Salmo 89 (90)
R. Signore, sei stato per noi un rifugio di generazione in generazione.
Tu fai ritornare l’uomo in polvere,
quando dici: «Ritornate, figli dell’uomo».
Mille anni, ai tuoi occhi,
sono come il giorno di ieri che è passato,
come un turno di veglia nella notte. R.
Tu li sommergi:
sono come un sogno al mattino,
come l’erba che germoglia;
al mattino fiorisce e germoglia,
alla sera è falciata e secca. R.
Insegnaci a contare i nostri giorni
e acquisteremo un cuore saggio.
Ritorna, Signore: fino a quando?
Abbi pietà dei tuoi servi! R.
Saziaci al mattino con il tuo amore:
esulteremo e gioiremo per tutti i nostri giorni.
Sia su di noi la dolcezza del Signore, nostro Dio:
rendi salda per noi l’opera delle nostre mani,
l’opera delle nostre mani rendi salda. R.
Seconda Lettura
Cercate le cose di lassù, dove è Cristo.
Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Colossési
Col 3,1-5.9-11
Fratelli, se siete risorti con Cristo, cercate le cose di lassù, dove è Cristo, seduto alla destra di Dio; rivolgete il pensiero alle cose di lassù, non a quelle della terra.
Voi infatti siete morti e la vostra vita è nascosta con Cristo in Dio! Quando Cristo, vostra vita, sarà manifestato, allora anche voi apparirete con lui nella gloria.
Fate morire dunque ciò che appartiene alla terra: impurità, immoralità, passioni, desideri cattivi e quella cupidigia che è idolatria.
Non dite menzogne gli uni agli altri: vi siete svestiti dell’uomo vecchio con le sue azioni e avete rivestito il nuovo, che si rinnova per una piena conoscenza, ad immagine di Colui che lo ha creato.
Qui non vi è Greco o Giudeo, circoncisione o incirconcisione, barbaro, Scita, schiavo, libero, ma Cristo è tutto e in tutti.
Parola di Dio
Vangelo
Quello che hai preparato, di chi sarà?
Dal Vangelo secondo Luca
Lc 12, 13-21
In quel tempo, uno della folla disse a Gesù: «Maestro, di’ a mio fratello che divida con me l’eredità». Ma egli rispose: «O uomo, chi mi ha costituito giudice o mediatore sopra di voi?».
E disse loro: «Fate attenzione e tenetevi lontani da ogni cupidigia perché, anche se uno è nell’abbondanza, la sua vita non dipende da ciò che egli possiede».
Poi disse loro una parabola: «La campagna di un uomo ricco aveva dato un raccolto abbondante. Egli ragionava tra sé: “Che farò, poiché non ho dove mettere i miei raccolti? Farò così – disse –: demolirò i miei magazzini e ne costruirò altri più grandi e vi raccoglierò tutto il grano e i miei beni. Poi dirò a me stesso: Anima mia, hai a disposizione molti beni, per molti anni; ripòsati, mangia, bevi e divèrtiti!”. Ma Dio gli disse: “Stolto, questa notte stessa ti sarà richiesta la tua vita. E quello che hai preparato, di chi sarà?”. Così è di chi accumula tesori per sé e non si arricchisce presso Dio».
Parola di Dio