Sorelle Povere di Santa Chiara – Commento al Vangelo di domenica 29 Settembre 2019

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Alla porta…

โ€œEcco sto alla portaโ€ (Ap 3,20)
Cโ€™รจ sempre qualcuno/Qualcuno alla porta della nostra vita, mendicante della nostra attenzione. Oppure noi stessi viviamo alla porta dellโ€™altro, in attesa che si accorga di noi.
Nelle parole di Gesรน del vangelo di questa domenica troviamo racchiuso il mistero del bisogno dellโ€™altro/Altro che fa umana la nostra vita. Provocazione a tinte forti per smascherare ogni ricchezza e autosufficienza che rende ciechi di fronte allโ€™esistenza dellโ€™altro o ce lo fa guardare solo come strumento per soddisfare i nostri bisogni.
La parabola narrata oggi da Gesรน pone a confronto due uomini, un ricco e un povero, nelle loro sorti rovesciate in questa e nellโ€™altra vita.

Tuttavia il problema sollevato dalla parabola รจ oltre il contrasto ricchezza-povertร . Anche se collocato alla fine di una serie di detti relativi alla ricchezza e allโ€™uso dei beni, la parabola vuole portare la nostra attenzione sullโ€™atteggiamento di apertura o di chiusura verso lโ€™altro che รจ vicino a noi. Gesรน proseguirร  infatti parlando ai suoi discepoli della vita comune e di come รจ necessario porsi in rapporto ai fratelli piรน piccoli o ai fratelli che peccano (Lc 17,1-6).

Entriamo nella parabola:
Gesรน presenta due mondi chiusi in due scene contrapposte, con i medesimi protagonisti.
Nella prima sono presentati i due tipi di uomini coinvolti.
Da una parte cโ€™รจ lโ€™โ€œuomo riccoโ€ di cui non conosciamo lโ€™identitร . Uomo senza nome perchรฉ senza volto, tutto ridotto a ciรฒ che si vede del suo โ€œesternoโ€: di lui sono descritti i ricchi abiti e il comportamento abituale di โ€œdarsi a lauti banchettiโ€. รˆ un uomo chiuso nella sua autosufficienza, che ha posto se stesso come metro di misura della realtร . Questo essere concentrato tutto su di sรฉ e su ciรฒ che รจ esterno (che la parabola chiama โ€œricchezzaโ€), non gli permette di vedere lโ€™altro. Quindi lโ€™โ€œuomo riccoโ€ รจ senza nome perchรฉ la sua umanitร  รจ sfigurata, avendo perso ogni riferimento con lโ€™altro fuori di sรฉ.

Lโ€™altro personaggio, invece, il povero, ha un nome preciso. Si chiama Lazzaro (che significa โ€œDio aiutaโ€). Ha un nome conosciuto da Dio e che parla di una realtร  non visibile agli occhi: Dio aiuta. Anche se la sua vita sembra non proclamare la veritร  del suo nome (come sperimenta lโ€™aiuto di Dio questo povero a cui nessuno da nulla?), il suo atteggiamento di radicale apertura/bisogno di ricevere dallโ€™altro parla di โ€œDio che aiutaโ€. Solo chi sa e accetta di avere bisogno di ricevere tutto dai fratelli conoscerร  che โ€œDio aiutaโ€. Di Lazzaro il narratore della parabola ci svela lโ€™โ€œinternoโ€, il suo desiderio: era โ€œbramoso di sfamarsiโ€ฆโ€. La sua fame bisognosa di essere soddisfatta e le sue ferite bisognose di cure sono il muto grido che Lazzaro innalza con la sua presenza alla porta del ricco. Solo โ€œi caniโ€ raccolgono questo grido/desiderio, andando a lenire il dolore delle sue ferite: โ€œi cani venivano a leccare le sue piagheโ€. Lazzaro, lโ€™affamato, daโ€™ da mangiare ai cani con il suo corpo. Paradosso di chi รจ nel bisogno che spesso trova spazi per sollevare il bisogno di qualcuno piรน bisognoso di lui.

A questa scena iniziale che fotografa il ricco e il povero in due posizioni contrapposte, fa da specchio la seconda scena dove troviamo ancora una volta due mondi chiusi: da una parte Lazzaro consolato nel seno di Abramo e dallโ€™altra il ricco tormentato nel regno dei morti. La morte di entrambi รจ lo spartiacque che segna due destinazioni differenti e contrapposte. Ma la parabola non vuole semplicemente dirci che la nostra condizione nella vita terrena deciderร  la collocazione nella vita dopo la morte (legge del contrappasso).

La parabola รจ piรน profonda.
Nella seconda parte infatti sviluppa un dialogo โ€œa distanzaโ€ fra il ricco e Abramo dove emergono due richieste: la prima di โ€œmandareโ€ Lazzaro โ€œa intingere nell’acqua la punta del dito e a bagnare la linguaโ€ del ricco; la seconda di โ€œmandareโ€ Lazzaro โ€œa casa del padre ad ammonire i suoi cinque fratelliโ€.

Nessuno stupore nel comportamento del ricco: chi era incapace prima di vedere il bisogno del povero Lazzaro alla porta della sua vita, โ€œsolleva gli occhiโ€ ora e lo vede per la prima volta, ma solo come โ€œstrumentoโ€ per soddisfare il suo bisogno (acqua) o per attenuare le sue paure (che i fratelli condividano la sua sorte). Al centro rimane sempre lโ€™io del ricco che pensa di muovere lโ€™altro e la realtร  secondo il suo volere. Sembra che anche nel momento in cui il ricco si apre vedendo Lazzaro, tutto sia ormai chiuso per lui. Lโ€™abisso che lo separava da Lazzaro ora appare incolmabile.

Ma la parabola lascia aperto uno spiraglio di speranza per quel ricco (per tutti noi che siamo attaccati al nostro io facendone una forma di ricchezza!).
Prima di tutto nel modo in cui il padre Abramo gli si rivolge: โ€œfiglioโ€. รˆ davvero toccante questo nome con il quale Abramo lo chiama. Sembra quasi che il grido del ricco (โ€œpadre Abramo abbi pietร  di me!โ€) abbia risvegliato in lui la sua dignitร  filiale. Non si รจ comportato da โ€œfiglioโ€ mentre era in vita perchรฉ non ha riconosciuto in Lazzaro un fratello, ma cโ€™รจ ancora un โ€œfiglioโ€ in lui. E Dio puoโ€™ restare insensibile di fronte a un figlio che grida a Lui (cfr. Lc 11,5-13)?

Un altro elemento di speranza lo troviamo nellโ€™ultima risposta di Abramo: โ€œhanno Mosรฉ e i profeti: ascoltino loroโ€. Dio non smette di rivolgere allโ€™uomo una parola che lo possa aiutare ad aprirsi. Lโ€™ascolto di una parola vicina (โ€œQuesta parola รจ molto vicina a te, รจ nella tua bocca e nel tuo cuore, perchรฉ tu la metta in praticaโ€, Dt 30,14) puรฒ ancora aprire lโ€™uomo alla salvezza, cioรจ a convertirsi dallโ€™attaccamento alle sue ricchezze che lo rendono cieco. รˆ proprio lโ€™ascolto della parola di โ€œMosรฉ e dei profetiโ€ (cioรจ di tutta la Scrittura!) che potrร  aprire al riconoscimento del Figlio: รจ Lui infatti che โ€œda ricco che era si รจ fatto poveroโ€ (2Cor 8,9) e che tornando dai morti ha attraversato lโ€™abisso. Sรฌ, ora cโ€™รจ un ponte aperto fra il regno dei morti e il โ€œseno di Abramoโ€. Quel ponte รจ Gesรน stesso, Lui che tiene aperta per noi la possibilitร  di vivere da figli e da fratelli, anche quando la ricchezza del nostro io ci chiude fino a farci morire.

Viviamo quindi nella speranza, tenendo aperto il varco dellโ€™ascolto della Parola. Sarร  questa parola ad aprirci le porte del Regno, passando per il mondo dellโ€™altro riconosciuto come fratello!

Commento a cura delle Clarisse di S. Gata Feltria