Sorelle Povere di Santa Chiara – Commento al Vangelo di domenica 20 Novembre 2022

430

Oggi sarai con me in Paradiso

Quel giorno non credevo ai miei occhi… troppo grave il peso di ciò che avevo commesso, troppo grave l’umiliazione a cui ero costretto.

Camminavano accanto a me altri due: uno aveva vissuto una vita come la mia, l’altro stava per morire della stessa morte di cui morivo io.

L’altro… non si possono dimenticare i suoi occhi. Avevo già sentito parlare di Lui e mentre tutti lo schernivano chiamandolo «Messia», «Re» e «Cristo», io sapevo solo balbettare il suo nome: GESU’

- Pubblicità -

Chi l’avrebbe mai detto… io condannato alla stessa pena di Dio. Sebbene sul suo cartiglio ci fosse scritto «Re» e sul mio «disgraziato», era Lui ad essere deriso e insultato e non si lamentava.

Ero lì e l’ho sentito pregare il Padre e implorare il perdono per chi lo stava uccidendo. Mentre io sapevo solo piangere sulle colpe commesse, Lui perdonava i nostri carnefici.

Ho creduto a quel cartiglio, anche se affisso per beffa, non si sbagliava. Egli era veramente un Re. Un malfattore come me non sarebbe stato capace di morire così. Fu allora che pronunciai quelle parole: «Gesù, ricordati di me quando sarai nel tuo regno».

Quell’uomo che dinnanzi a chi lo accusava non aprì bocca, scelse di aprirla per rispondere a me, l’ultimo. La sua parola fece tremare la terra: «Oggi sarai con me in paradiso».

In quell’oggi Dio stipulava un patto eterno con l’umanità: davvero Egli era il Cristo, il Re dell’universo. Nessuno lo capiva, ma io sì. Se fosse sceso da quel patibolo non avrei mai compreso qual è la grandezza di Dio.

Quante volte nella mia vita ho gridato al cielo attendendo che qualcuno scendesse a liberarmi dalla sofferenza… solo quel giorno capii che la salvezza vera era l’uomo che avevo a fianco e il modo in cui aveva scelto di morire: con me.

Lui mi ha liberato dal peso della morte morendo con me. Pensai che nessun uomo sofferente sarebbe rimasto più solo.

Dopo aver ascoltato la sua voce, i suoni si fecero ovattati e il respiro più pesante, eppure quell’oggi appeso alle sue labbra mi donava un respiro eterno.

L’ultima cosa che vidi fu lo stupore negli occhi di uno dei soldati che ci aveva condotto fin là: «Veramente quest’uomo era giusto». Ed io, che rimango un malfattore, per una volta ho goduto di quella giustizia. Perché dopo ciò che ho visto, nessuno sarà più condannato a sperare invano.

Commento a cura delle Clarisse di S. Gata Feltria