Se tu conoscessi il dono di Dio!
La meraviglia della preghiera si rivela proprio là, presso i pozzi dove andiamo a cercare la nostra acqua: là Cristo viene ad incontrare ogni essere umano; egli ci cerca per primo ed è lui che ci chiede da bere. Gesù ha sete; la sua domanda sale dalle
profondità di Dio che ci desidera. Che lo sappiamo o non lo sappiamo, la preghiera è l’incontro della sete di Dio con la nostra sete. Dio ha sete che noi abbiamo sete di lui.
Tu gliene avresti chiesto ed egli ti avrebbe dato acqua viva.
La nostra preghiera di domanda è paradossalmente una risposta. Risposta al lamento del Dio vivente: “Essi hanno abbandonato me, sorgente d’acqua viva, per scavarsi cisterne screpolate” (Geremia 2,13).
Sono parole del Catechismo della Chiesa Cattolica nella IV parte dedicata alla preghiera (n. 2560-2561). Eccolo il cuore del vangelo di questa III Domenica di Quaresima: pensavamo di esserci incontrati assetati del Signore e della sua Parola e scopriamo che in quanto a sete vince Lui. Viene infatti a cercarci ai nostri pozzi, come con la donna del Vangelo.
Il pozzo e l’acqua che fornisce è da sempre luogo di vita, luogo simbolico di sogni e promesse di una sete finalmente estinta, nella bibbia è spesso luogo di incontri amorosi. L’idea che abbiamo del pozzo è quella di poter trovarci un’acqua che finalmente ci quieti dall’arsura del vivere, ci disseti una volta per tutte: che dia appunto un’acqua definitiva. Come suona forte questa parola in queste settimane così carenti di sicurezza, di libertà, di incontri, di abbracci e di baci… Cosa c’è di veramente definitivo in questa situazione? Gesti fino a ieri spontanei e liberi oggi diventano qualcosa da cui riguardarsi, astenersi, scansarsi se qualcuno ancora tentasse l’approccio. La paura del contagio fatta di distanza, guanti e mascherina ci rinchiude in casa aumentando la percezione di una sete di relazioni e libertà che ci secca la gola! L’economia sembra andare verso un baratro che smorza la speranza… Dove trovare allora quest’acqua definitiva? Se solo andiamo indietro di pochi giorni – a parte la vita sempre un po’ precaria – viaggiavamo dentro un mondo che sembrava protetto. Ora siamo sopra il traballare del tutto. Che cosa abbiamo di così definitivo adesso? La vita ci sembrava ovvia e ci accontentavamo a tratti di bere anche cose che non ci dissetavano realmente. Solo fermandoci ce ne accorgiamo, solo vivendo l’incontro a questo pozzo accanto a Gesù comprendiamo che noi non riusciamo da soli a procurarci quest’acqua! Il Signore lo sa e in questa domenica ci parla di un’acqua viva (diversa dalle acque morte), di un’acqua che Lui può darci se sostiamo a quel pozzo per conoscerlo e lasciarci dire da lui chi siamo davvero noi.
Gesù, affaticato per il viaggio, si è fermato al pozzo, è solo, sceglie una situazione abbordabile, favorisce alla donna una confidenza intima (a meno di un metro di distanza!). Quali sentimenti avrà provato la donna che andava a prendere acqua a quell’ora insolita vendendolo? Lui attacca dicendo “dammi da bere”, rompendo molti schemi culturali e convinzioni assodate nella donna, quasi contaminandosi rivolgendole quella parola. Lei ribatte con le sue categorie e inizia così un dialogo serrato in cui la donna intuisce la profondità di Gesù che da presenza indiscreta si fa via via sempre più appassionante tanto che ne approfitta rivolgendogli domande sempre più fondamentali in lei. L’incontro e il dialogo schietto con Gesù aiutano la donna a pescare nel pozzo del suo intimo ciò che le sta più a cuore, ciò che davvero conta. Forse anche questa “quaresima/quarantena” che viviamo può essere per noi occasione di dialogo con Gesù su ciò che conta e ciò che possiamo lasciare andare (come la brocca che ormai non serve più e viene lasciata lì).
Da un’acqua che le risolva il problema di venire al pozzo (un Dio con soluzioni facili) al cogliere lo sguardo di verità sulla sua vita mai veramente legata a qualcuno (sincerità circa la sua vita affettiva) fino ad arrivare ad osare domande definitive per avere risposte definitive: ma Dio dove lo si incontra? E qui mi pare che la Parola arrivi al cuore di queste settimane, dove orfani dei luoghi di culto e della Comunione alla Messa, ci troviamo a ricevere questo luogo in cui siamo ora come “chiesa” e la Parola ascoltata e condivisa come il pane che fa la comunione tra noi. Non è sostitutivo del Pane Eucaristico che speriamo di tornare presto a spezzare insieme, ma il Signore ci dice che non siamo abbandonati a noi stessi. Lui è qui, a questo nostro pozzo, ci parla e fa la comunione con noi e tra di noi. A questi pozzi della solitudine di oggi il Risorto viene ad incontrarci per dirci che il Padre cerca chi stia in relazione con lui nella verità che lo Spirito rende possibile.
In Gesù seduto a questo pozzo è Dio che ci dice: ho sete di te.
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