A solis ortu usque ad occasum laudabile nomen Domini
È da diversi anni che la Comunità Monastica di Siloe organizza “Creato in Festa, le giornate di Siloe per la Custodia del Creato”, molteplici variegati appuntamenti “costruiti” attorno al tema della cura del progetto di Dio “nascosto” nel Creato (nelle creature).
Nell’ambito di tali “giornate” si colloca il Siloe Film Festival , la cui prima edizione si è svolta nell’estate 2014. E’ quanto mai inusuale un festival del cinema in un monastero e, poi, si può anche rilevare che nel panorama nazionale già tanti Film festival sono programmati. Che bisogno c’era dunque di una nuova rassegna cinematografica in un luogo “così strano”?. La “stranezza” è forse proprio la nostra identità di monaci ; di persone “in fuga”, si, dalla mondanità del mondo, ma non in fuga dal mondo e, quindi, non in fuga dalla umanità. Questa umanità che sulle strade del tempo consuma la fatica esperienziale della discoperta della propria vera identità, che fin dall’inizio dei tempi il creatore di tutte le cose ha “nascosto” nel creato.
Il linguaggio cinematografico è uno dei tanti linguaggi attraverso cui si può dare voce e/o narrare anche di questi percorsi che, nella loro pluriformità, sono tutti percorsi verso la verità. Mi piace sempre ricordare che la parola greca che significa verità/aletheia letteralmente significa togliere ciò che copre e, forse, si potrebbe dire che ciò che copre è “la scorza della nostra umanità”, ragion per cui il poeta E.Montale scriveva “… ciò che di me sapeste non fu che la scialbatura, la tonaca che riveste la nostra umana ventura…”
Togliere il velo di non autenticità che ci ricopre – per cui lo scoprimento della nostra vera identità diviene opera di “disvelamento”- è la fatica che ogni persona dovrebbe compiere.
Il monaco , forse in modo più radicale, è chiamato a sperimentare e percorrere tutte le dimensioni del proprio paesaggio interiore fino ad incontrare il volto corrispondente alla propria vera identità.
Si dice che il monaco deve perseguire una vita essenziale. Essenziale è ciò che aderisce e si identifica alla essenza delle cose…ovvero alla bellezza della verità. Già, perché bellezza e verità e gioia e armonia si incontrano la dove sussiste l’essenza delle cose. E’ da questo incontro che scaturisce “il sorriso della vita” buona e bella” a cui tutti aneliamo in virtù di una ancestrale e frammentata memoria di ciò che è buono e bello. Di questo sorriso, il sorriso della pienezza della vita, così scriveva Isacco della Stella, monaco Cistercense (1100-1169) nel suo sermo VII “Cresca in te fratello, il figlio di Dio che già in te è stato formato. Cresca in te senza misura: allora ti aprirai al riso ed esulterai e conoscerai la gioia piena che nessuno potrà mai toglierti”.
Se dunque l’arte cinematografica (artificio) ha per oggetto questo narrare dell’umano percorso verso la bellezza della verità, che implica il dare voce a tutte le diverse sfaccettature del travaglio umano – fatto di desideri, di paure, di speranze,di fallimenti, di momenti di fede e momenti di sfiducia, di bruttezza e di bellezza, di autenticità e non autenticità- questo linguaggio è certamente abilitato a risuonare nell’agorà dei gentili presso il monastero di Siloe, insieme ad altri linguaggi che spesso trovano qui ospitalità.