Sergio Staino pubblicherà vignette su l’Avvenire

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È il creatore di Bobo, il marxista leninista con gli occhiali sopra a un grosso naso, sempre perplesso circa l’evolversi dei tempi e gli sbandamenti del Partito, o di ciò che ne rimane. È da quarant’anni vignettista per l’Unità, l’Espresso e molte altre testate e programmi televisivi. È, tuttora, da alcuni mesi, anche direttore dell’Unità, benché il giornale al momento non esca in edicola. Ed è perfino presidente onorario della Uaar, Unione atei e agnostici razionalisti. Eppure Sergio Staino, toscano di Piancastagnaio, 77 anni, da oggi la domenica pubblica una sua striscia su Avvenire. Titolo: ‘Hello Jesus’. C’è di che fare sobbalzare molti lettori: dei nostri, e dei suoi. Come nasce questa idea, e questa collaborazione? «Già otto anni fa – risponde – ho messo mano a questo mio Gesù, ma non ho mai pubblicato le strisce. Solo ora le ho proposte ad Avvenire, giornale di cui ho stima. Trovo che il giornalismo cristiano abbia uno sguardo aperto sulla realtà. Devo dire anche che io sono cresciuto, come tanti, in un oratorio, e con dei preti simpatici. Se ci credevo? Ero un bambino che si voltava di scatto, sperando di vedere l’angelo custode. Mio nonno, anarchico e non credente, mi fece mandare a dottrina: ‘Da grande, deciderà lui…’. E infatti da ragazzo ho deciso: mi sono ritrovato incapace di credere a qualcosa di non materiale, di non scientificamente dimostrabile. Sono stato poi appieno un sessantottino, un figlio dei fiori, e contro la famiglia tradizionale. Con tutto ciò quando incontravo don Ernesto Balducci, mio amico e conterraneo, mi diceva: ‘Guarda, Sergio, che tu in fondo sei più credente di me’».

Però mi pare di capire che lei di fatto non è credente.
No. Per me Gesù è un bellissimo personaggio storico, il primo dei socialisti, il primo a combattere per i poveri. Lo dico sempre, quando vado nelle scuole a parlare: non mi toccate Gesù, che ha fatto tanto bene al mondo…

Però il punto è che Gesù sosteneva di essere morto e risorto…
Staino sorride, da toscano la mette in facezia: «Massì, va bene, Gesù aveva questa sua idea fissa…»

Lei quindi riesce a prescindere dal Gesù figlio di Dio, e a considerare semplicemente l’uomo?
Sì. E mi incuriosisce la vita di quell’uomo fino ai trent’anni, quando era il figlio di un artigiano e di una madre apparentemente come le altre. È su questo Gesù della vita privata che mi concentrerò soprattutto nelle strisce per Avvenire. Vede, io che credevo da ragazzo nel libero amore mi ritrovo oggi con una famiglia in sostanza tradizionale, due figli, tre nipotini che amo molto. Mi dico perfino: Sergio, sei diventato di un tradizionalismo orribile. Ma è bella, questa realtà familiare in cui mi trovo, e così il Gesù che ho immaginato somiglia a mio figlio quando aveva vent’anni, e portava i capelli lunghi. Giuseppe e Maria sono invecchiati e sono molto preoccupati di quel figlio che parla di andare nel deserto e fare il profeta, invece di mettersi a lavorare nell’aziendina di famiglia. E c’è un promoter televisivo che si fa avanti con proposte allettanti, e ha la faccia di Grillo, e le corna del diavolo…

Visto che sfiora l’argomento, cosa rimane a Sergio Staino della sua lunga passione politica?
Amarezza, moltissima. Continuo a arrabbiarmi molto. Eppure sono sempre convinto che la democrazia non può essere messa in discussione. Le grida dei leghisti e dei grillini proprio non le sopporto. Io immagino uomini impegnati in politica che al mattino sorridano alla prima persona che incontrano, chiunque essa sia. Vedo tanti, e anche fra i giornalisti, che al mattino si alzano e si chiedono: chi è il nemico, oggi? Hanno sostituito il sol dell’avvenire con la forca.