Più che soffiare sulla paura, più che attardarci sui distinguo, più che puntare i riflettori sulle limitazioni e sui divieti del Decreto, la Chiesa tutta sente una responsabilità enorme di prossimità al Paese.
Nel contrasto alla diffusione del coronavirus, l’estensione a tutto il Paese delle misure restrittive, decise dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri con il decreto del 9 marzo, ha ribadito l’impedimento a ogni celebrazione della Santa Messa con concorso di fedeli. Questa decisione, che crea rammarico e disorientamento nei Pastori, nei sacerdoti, nelle comunità religiose e nell’intero Popolo di Dio, è stata accettata in forza della tutela della salute pubblica.
A maggior ragione, tale inedita situazione deve poter incontrare una risposta non rassegnata né disarmante. Va in questa direzione l’impegno con cui la Chiesa italiana – soprattutto attraverso le sue Diocesi e parrocchie – sta affrontando questo tempo, che come ricorda Papa Francesco costituisce un cambiamento d’epoca, per molti versi spiazzante. Più che soffiare sulla paura, più che attardarci sui distinguo, più che puntare i riflettori sulle limitazioni e sui divieti del Decreto, la Chiesa tutta sente una responsabilità enorme di prossimità al Paese.
È prossimità che si esprime nell’apertura delle chiese, nella disponibilità dei sacerdoti ad accompagnare il cammino spirituale delle persone con l’ascolto, la preghiera e il sacramento della riconciliazione; nel loro celebrare quotidianamente – senza popolo, ma per tutto il popolo – l’Eucaristia; nel loro visitare ammalati e anziani, anche con i sacramenti degli infermi; nel loro recarsi sui cimiteri per la benedizione dei defunti.
Ancora, questa prossimità ha il volto della carità, che passa dall’“assicurare a livello diocesano e parrocchiale i servizi essenziali a favore dei poveri, quali le mense, gli empori, i dormitori, i centri d’ascolto”, come scrive Caritas Italiana, che aggiunge l’attenzione a “non trascurare i nuovi bisognosi e anche chi viveva già situazioni di difficoltà e vede peggiorare la propria condizione”.
Sul territorio le iniziative – sia in campo liturgico che caritativo – si stanno moltiplicando, sostenute dai Vescovi e dalla passione di preti e laici, di animatori e volontari.
La Segreteria Generale della CEI, oltre a rispondere alle domande che provengono dalle Diocesi, sta predisponendo una serie di sussidi che possano accompagnare la preghiera personale e familiare, come pure di piccoli gruppi di fedeli. Attraverso Avvenire, Tv2000, Circuito InBlu e Sir si stanno mettendo a punto nuove iniziative, programmi orientati alla preghiera e all’offerta di chiavi di lettura con cui interpretare alla luce della fede questa non facile stagione. Un ambiente digitale raccoglierà e rilancerà le buone prassi messe in atto dalle Diocesi e offrirà contributi di riflessione e approfondimento.
La Segreteria Generale della CEI
Roma, 10 marzo 2020