Il Santuario di Tabgha

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Siamo sulle rive del lago di Tiberiade. Un paesaggio straordinario, dove c’e’sempre vita e il bel lago blu incanta coloro che vi giungono.
Le sue sponde evocano gli innumerevoli episodi che si sono verificati qui durante la vita pubblica di Gesù.

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Oggi, andiamo al Santuario di Tabgha…
Il nome Tabgha indica il luogo a circa tre chilometri a ovest di Cafarnao, che si estende dalla riva del lago di Genesaret fino all’interno. Inoltre, di solito l’espressione designa, in modo più ristretto, una piccola parte di questa regione. E’ il luogo dove si ricorda la moltiplicazione dei cinque pani e dei due pesci, con i quali Gesù ha dato da mangiare a una folla di cinquemila uomini.

Tra le segnalazioni raccolte nei Vangeli su questo miracolo, quello di san Marco offre alcuni dettagli che ci permettono di individuarlo nei pressi di Cafarnao, lungo la riva del lago, in una zona disabitata dove l’erba cresceva abbondante.

Marco 6,35-42
“Essendosi ormai fatto tardi, gli si avvicinarono i discepoli dicendo: «Questo luogo è solitario ed è ormai tardi; congedali perciò, in modo che, andando per le campagne e i villaggi vicini, possano comprarsi da mangiare». Ma egli rispose: «Voi stessi date loro da mangiare». Gli dissero: «Dobbiamo andar noi a comprare duecento denari di pane e dare loro da mangiare?». Ma egli replicò loro: «Quanti pani avete? Andate a vedere». E accertatisi, riferirono: «Cinque pani e due pesci». Allora ordinò loro di farli mettere tutti a sedere, a gruppi, sull’erba verde. E sedettero tutti a gruppi e gruppetti di cento e di cinquanta. Presi i cinque pani e i due pesci, levò gli occhi al cielo, pronunziò la benedizione, spezzò i pani e li dava ai discepoli perché li distribuissero; e divise i due pesci tra tutti. Tutti mangiarono e furono saziati”.

DSCN0206I primi cristiani subito identificarono Tabgha come il luogo in cui questo fatto dovrebbe essere accaduto, così come si ricorda che li’ vi era il monte dove Gesù aveva pronunciato le Beatitudini e anche la riva del lago dove era apparso dopo la risurrezione, quando ci fu la seconda pesca miracolosa.

Nel caso della moltiplicazione dei pani e dei pesci, veniva venerata esattamente la roccia su cui il Signore avrebbe posto il cibo. La pellegrina Eregia, che ha percorso la Terra Santa nel secolo IV, ci ha trasmesso una testimonianza molto importante circa l’esistenza di una chiesa in quel luogo: “Non lontano da lì [a Cafarnao] si vedono i gradini di pietra su cui era stato il Signore. Anche lì, al di sopra il lago, c’è un campo coperto di erba, con fieno abbondante e molte palme, e insieme a questi, ci sono sette fonti d’acqua che sgorga in abbondanza.

In questo prato il Signore ha saziato la moltitudine con cinque pani e due pesci. Conviene sottolineare che la pietra su cui il Signore ha posto il pane, secondo la tradizione, è ora trasformata in altare”.

Nel mosaico su cui sono stati raffigurati i pesci e il cesto con i pani, davanti all’altare, vediamo rappresentati solo quattro pani. Sebbene non siano note le intenzioni dell’artista che ha disegnato sul pavimento, quando i benedettini – che custodiscono il santuario – lo mostrano ai pellegrini, in genere danno un senso teologico alla mancanza del quinto pane: dobbiamo cercarlo sull’altare, durante la messa, identificato con l’Eucaristia. Infatti, la fede cristiana ha sempre visto il dono di questo sacramento prefigurato nella moltiplicazione dei pani e dei pesci (cfr. Catechismo della Chiesa Cattolica, n. 1335).

In una delle omelie di san Giovanni Crisostomo su questo Vangelo secondo la narrazione di san Matteo, si legge:

“Prendendo i pani, il Signore li spezzò e diede ai discepoli l’onore di distribuirli. Non solo ha voluto onorarli con questo servizio sacro: ha voluto che loro fossero partecipi al miracolo come testimoni convinti e perché non dimenticassero quello che era successo davanti ai loro occhi. […] Fu attraverso di loro che Lui ha chiesto alla gente di sedersi e di passare il pane, perché ognuno potesse testimoniare il miracolo che si è tenuto nelle loro mani”.

Tutto in questo evento – il luogo deserto, la terra nuda, la scarsità di pane e di pesce, la distribuzione uguale del cibo tra tutti, senza preferenze, a ognuno tanto quanto al suo vicino – ci insegna l’umiltà, un modo di vivere e la carità fraterna. Amarci gli uni gli altri allo stesso modo, mettere tutto in comune tra coloro che servono lo stesso Dio: ecco ciò che il Salvatore qui ci insegna.