Cari fratelli e sorelle,
In modo più ampio degli altri tre evangelisti, san Giovanni, nella maniera a lui propria, ci riferisce nel suo Vangelo circa i discorsi d’addio di Gesù, che appaiono quasi come il suo testamento e come sintesi del nucleo essenziale del suo messaggio. All’inizio di tali discorsi c’è la lavanda dei piedi, in cui il servizio redentore di Gesù per l’umanità bisognosa di purificazione è riassunto in un gesto di umiltà. Alla fine, le parole di Gesù si trasformano in preghiera, nella sua Preghiera sacerdotale, il cui sfondo gli esegeti hanno individuato nel rituale della festa giudaica dell’espiazione. Ciò che era il senso di quella festa e dei suoi riti – la purificazione del mondo, la sua riconciliazione con Dio – avviene nell’atto del pregare di Gesù, un pregare che, al tempo stesso, anticipa la Passione, la trasforma in preghiera. Così nella Preghiera sacerdotale si rende visibile in una maniera del tutto particolare anche il mistero permanente del Giovedì Santo: il nuovo sacerdozio di Gesù Cristo e la sua continuazione nella consacrazione degli Apostoli, nel coinvolgimento dei discepoli nel sacerdozio del Signore. Da questo testo inesauribile, in quest’ora vorrei scegliere tre parole di Gesù, che possono introdurci più profondamente nel mistero del Giovedì Santo.
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Fonte: Radio Vaticana via FeedRss | Fotografia: Osservatore Romano
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