Il 16 ottobre 1978, quarant’anni fa, – alle 18,18 – arrivò la fumata bianca, dopo appena due giorni di conclave. Alle 18,45 il cardinale protodiacono Pericle Felici, dalla loggia delle benedizioni della Patriarcale Basilica di San Pietro, dette l’annuncio che il cardinale Karol Wojtyła, arcivescovo di Cracovia, era stato eletto 264° Papa.
Dopo il brevissimo pontificato – trentatré giorni – di Giovanni Paolo I -, veniva eletto al soglio pontificio, e dunque successore dell’apostolo Pietro, un vescovo proveniente «da un paese lontano». Per quasi ventisette anni Giovanni Paolo II ha guidato la Chiesa cattolica e, ad appena nove anni dalla sua morte – 2 aprile 2005 -, il 27 aprile 2014, festa della Divina Misericordia, è stato canonizzato da Papa Francesco, presente alla celebrazione anche il Papa emerito Benedetto XVI.
Quando il protodiacono Pericle Felici pronunciò quel nome, Wojtyła, sconosciuto ai più, alcuni pensarono ad un Papa africano. Poi, la sorpresa: un Papa “giovane” che ruppe fin da subito i rigidi protocolli della Santa Sede, salutando e scherzando con i tanti fedeli che si erano riuniti in piazza San Pietro.
“Gli Eminentissimi Cardinali hanno chiamato un nuovo vescovo di Roma. Lo hanno chiamato da un paese lontano, ma sempre così vicino per la comunione nella fede e nella tradizione cristiana. Non so se posso bene spiegarmi nella vostra… nostra lingua italiana. Se mi sbaglio mi corrigerete”.
“Se mi sbaglio mi corrigerete”. Si presentò così al mondo Karol Wojtyła. Venuto “da un Paese lontano”, quale era la Polonia in quegli anni. Giovanni Paolo II è stato il primo Pontefice non italiano dopo quasi mezzo millennio.
Pochi giorni dopo quel saluto così spontaneo, durante la sua prima messa da Papa – 22 ottobre 1978 -, pronunciò in Piazza San Pietro, quello che si potrebbe definire la somma del suo pontificato: «Non abbiate paura! Aprite, anzi, spalancate le porte a Cristo! Alla sua salvatrice potestà aprite i confini degli Stati, i sistemi economici come quelli politici, i vasti campi di cultura, di civiltà, di sviluppo. Non abbiate paura! Cristo sa “cosa è dentro l’uomo”. Solo lui lo sa!».
In quella stessa piazza, all’ombra del colonnato del Bernini, il 13 maggio 1981 subì un attentato quasi mortale da parte di Mehmet Ali Agca, un killer professionista turco, che sparò al Papa tre colpi di pistola, pochi minuti dopo che egli era entrato nella piazza per un’udienza generale, colpendolo all’addome. Wojtyła fu presto soccorso e sopravvisse. Dopo l’attentato fu sottoposto ad un intervento della durata di 5 ore e 30 minuti.
Due anni dopo, nel Natale del 1983, volle andare in prigione per incontrare il suo attentatore e dargli il suo perdono. I due parlarono da soli per lungo tempo e la loro conversazione è rimasta privata. Il Papa disse poi dell’incontro: «Ho parlato con lui come si parla con un fratello, al quale ho perdonato e che gode della mia fiducia. Quello che ci siamo detti è un segreto tra me e lui». Successivamente PapaWojtyła disse: “Una mano ha sparato, e un’altra ha deviato”, attribuendo il salvataggio della sua vita alla Vergine Maria.
Ma San Giovanni Paolo è da ricordare anche per l’amicizia con gli ebrei e le sue “scappate” dal Vaticano per andare a sciare, l’amore per i giovani che lo portò ad inventare le Giornate Mondiali della Gioventù. Fu il primo Papa a pronunciare una “scomunica” nei confronti dei mafiosi.
Giovanni Paolo II, il pontefice che dopo l’attentato del 1981 avrebbe abbattuto il muro di Berlino, permettendo all’Europa di respirare finalmente a due polmoni, avrebbe viaggiato più di tutti i suoi predecessori messi insieme, annunciando il Vangelo veramente fino agli estremi confini della Terra, avrebbe creato ponti verso i giovani, avrebbe inaugurato un’epoca nuova di rapporti con gli ebrei e aperto strade mai percorse prima al dialogo interreligioso.
Dopo 40 anni dall’anniversario della sua elezione, possiamo davvero affermare che “Il Papa che voleva essere ‘corretto’ e che invece ha corretto la storia continua ad essere presente nella comunione dei santi”.
don Lucio d’Abbraccio