Fidarsi di qualcun altro oppure solamente di sé? Proseguendo con il Salmo 49 (48), che ci ricordava che tutti finiremo nella medesima fossa, notiamo che proprio è l’affidarsi che fa la differenza e che persino vince la morte: la consapevolezza che non mi posso riscattare da solo con le mie risorse, che non basto da solo compiacendomi di tutti i miei bei discorsi, che non mi salvo da solo, né può appagarmi l’invidia altrui per i miei effimeri successi mondani. Il Salmista sceglie di affidarsi, nella certezza che non saranno le proprie forze a salvarlo, ma una mano tesa e non da un potenziale adulatore al seguito, bensì dal volto amico che lo illumina. Il Dio della vita non può abbandonare chi a Lui la sua vita affida, sottraendola all’insensatezza.

[…] di chi sta bene è questo il destino,
questa sorte avrà chi si gonfia.
Sono greggi cacciati agli inferi,
sarà loro pastore la morte:

scenderanno di corsa la fossa,
svanirà ogni loro parvenza:
li divora il cupo sepolcro.
Ma Iddio potrà riscattarmi,
solo lui può strappar la mia vita
dalla mano feroce di morte.

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Non temere se uno arricchisce,
se aumenta di gloria la casa:
nulla porta con se quando muore,
neppur scende con lui la sua gloria.

Si diceva beato da vivo:
«Quante lodi, oh quanta invidia
per aver procurato i tuoi beni».
Se ne va anche lui come tutti.
Dei suoi padri raggiunge la serie:
non vedranno la luce in eterno.

Fonte: Buttadentro, canale Telegram gestito da Piotr Zygulski

Foto di Joshua Lindsey da Pixabay