Anche se si muove in una registro di ricompense, più che di evidente gratuità, il Salmo 112 (111) esalta la figura dell’uomo giusto, che innanzitutto trova maggior gusto non nel premio promesso, ma nella Torah stessa, generoso dono e fonte di ogni generosità. Al giusto è promessa una discendenza numerosa e benedetta, felicità, giustizia e memoria per sempre. Come il male può espandersi tra noi, a maggior ragione il bene è diffusivo: un gesto di dolcezza che ci può sembrare insignificante viene pur sempre trasmesso alla rete di relazioni in cui siamo inevitabilmente immersi, accarezzandole con la stessa clemenza, amore e soavità dell’Eterno, illuminando anche le scelte altrui.

Beato l’uomo che teme il Signore
e grande delizia assapora nella sua legge.
Rigogliosa sarà la sua stirpe sulla terra,
benedizione rallegrerà la sua discendenza.

Abbondanza e ricchezza riempirà la sua casa:
la sua giustizia durerà per sempre.
Ai giusti brilla fra le tenebre
una luce clemente, amorosa e soave.

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Felice è l’uomo che presta di buon cuore
e con equità amministra i suoi interessi.
Mai in eterno soccomberà:
in eterno durerà la memoria del giusto.

«L’insistenza cade sulle relazioni fra gli uomini, persino sui rapporti economici e commerciali. […] Come tutta la Bibbia, il salmista è convinto che il primato di Dio si riconosce nelle relazioni fra gli uomini» (Bruno Maggioni)

Fonte: Buttadentro, canale Telegram gestito da Piotr Zygulski

Foto di Joshua Lindsey da Pixabay