Il “diario degli errori” del popolo ebraico è cantato dal Salmo 106 (105). Oggi ci sono proposti alcuni versetti da questa confessione di popolo. Innanzitutto confessano la volontà salvifica del Signore, che risplende nella beatitudine di chi agisce secondo giustizia.
Gli altri richiamano invece la disobbedienza nei confronti di un ordine del Signore che con gli occhi di oggi ci pare assurdo, se preso alla lettera: quello di ammazzare i popoli pagani. Dalla prospettiva del Salmista, essi avrebbero introdotto l’idolatria nel popolo ebraico, sino a portarlo a sacrificare i propri figli alle divinità pagane.
Come leggerlo oggi? Con quali idolatrie ci compromettiamo, sino a convincerci a sacrificare l’unicità, la libertà, la dignità e la vita, soprattutto delle nuove generazioni?
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Beato chi accoglie il suo diritto,
che sempre agisce secondo giustizia.
Di noi ricordati, o Dio, Signore,
per quell’amore che porti al tuo popolo.
Vieni a recarci la tua salvezza. […]
Essi non misero a morte le genti
come aveva ingiunto il Signore:
con idolatri han fatto connubio,
e impararono vizi e commerci.
Perfino i figli essi hanno immolato,
le loro figlie agli dèi impuri […]
Allora contro il popolo Iddio,
contro il possesso suo d’ira s’accese.
«Veniamo da decenni di saccheggio delle risorse naturali, che a noi sono sembrati lunghissimi, ma che, di fronte a due milioni e mezzo di anni di presenza umana, e, non dimentichiamolo, a due miliardi e settecento milioni di vita sulla terra, sono un battito di ciglia, un brevissimo battito in cui noi siamo riusciti a portare uno scompiglio infinito. Niente è senza conseguenze» (Ismaele Rossi).
Fonte: Buttadentro, canale Telegram gestito da Piotr Zygulski
Foto di Joshua Lindsey da Pixabay