Contemplando lo stupore della natura, nell’anima sorge spontanea la lode a Dio. Il Salmo 104 (103) – «perla del Salterio» (R. Kittel) – è proprio questo inno che, nella meraviglia del creato, si rivolge al suo Creatore, che si avvolge in splendide immagini poetiche, tra cieli, acque, nubi, venti e fulmini: non divinità autonome, ma la meravigliosa corte regale di YHWH. Il salmista non guarda semplicemente, né si limita a osservare: contempla, immagina, crea scenari.
Non analizza i fenomeni atmosferici magari per prevederne altri ma, con gratitudine, si tuffa nello Spirito che lo accompagna a sorvolare l’universo. Da questa prospettiva anche il mare è domato: vi scorge una vitalità più profonda della quale è partecipe, sino a farne partecipi tutti noi in questo canto di lode. Tutti partecipiamo del medesimo Spirito.
Anima mia, da’ lode al Signore:
quanto sei grande, Signore mio Dio,
tue vesti sono magnificenza e splendore.
Egli come di un manto si avvolge di luce,
egli come una tenda dispiega i cieli.
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Egli sulle acque innalza le sue dimore,
egli fa delle nubi il suo cocchio regale,
egli sulle ali del vento avanza.
Egli i venti scatena come suoi messaggeri,
suoi ministri il fuoco e la fiamma. […]
Quante le cose che hai fatto, Signore,
e con quale sapienza le hai fatte:
di tue creature è piena la terra!
Ecco il gran mare spazioso e profondo:
è un agitarsi laggiù senza fine
d’infiniti e svariati viventi […]
Tutti aspettano da te alimento,
che tu li nutra a tempo opportuno.
Tu lo provvedi ed essi lo accolgono: tu apri la mano
e ciascuno di loro si sazia di beni. […]
Ma se appena tu distogli il tuo volto
subito il panico li piglia:
se togli loro il tuo spirito
subito periscono e tornano polvere.
Il tuo spirito mandi e sono creati
e rinnovi la faccia alla terra.
«Il sublime è posto in questa idea: la creazione tutta appare come un’esistenza finita, limitata che non si conserva e si sostenta da sé e dev’essere considerata come un’opera destinata unicamente ad essere strumento per la glorificazione e la lode di Dio. Questo riconoscimento del nulla delle cose e la lode di Dio sono ciò da cui l’uomo trae la sua dignità, la sua consolazione e la sua felicità. Sotto questo profilo il Sal 104 è un esempio classico del vero sublime, tutto pervaso com’è da un carattere di energia e di grandezza straordinarie. La luce, il cielo, le nubi, le ali del vento non sono nulla in sé. Si tratta di un semplice vestito, di un carro, un messaggero di Dio». (Hegel)
Fonte: Buttadentro, canale Telegram gestito da Piotr ZygulskiFoto di Joshua Lindsey da Pixabay