S.E. Mons. Zenti al congresso delle famiglie di Verona

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Il testo dell’intervista a mons. Zenti da parte di Vatican Insider:

Eccellenza, perché ha deciso di partecipare?

«Sono stato invitato dagli organizzatori come Vescovo della città che ospita il Congresso, per portare un saluto e rivolgere una parola sull’argomento. Ovviamente ho chiesto il consenso del Dicastero della Famiglia».

Come risponde a chi definisce «sfigati» i cattolici promotori? E a chi sostiene che al Congresso si celebra un «nuovo medioevo»?

«La storiografia illuminista ed ideologica che classifica il Medioevo come oscurantista fa parte del passato. Mi sembra strano che alcuni la vogliano riesumare senza conoscere il patrimonio dei valori culturali del Medioevo. Ogni persona, cattolica o no, che partecipa al Congresso esprime un atto di libertà civile e nessuno ha il diritto di snobbarla o addirittura di insudiciarne il volto».

Quali sono le urgenze in ambito familiare e che cosa si aspetta dai tre giorni veronesi?

«Premesso che personalmente non conosco tutte le componenti culturali dei partecipanti, e di conseguenza mi astengo da ogni valutazione preconcetta, preferisco attendere i risultati, sui quali esprimere eventualmente consenso o meno. In ogni caso, auspico che il Congresso si svolga in un clima di grande libertà espressiva; svolga argomenti di interesse comune; elabori itinerari culturali, sociali e legislativi capaci di focalizzare l’insieme delle criticità e delle prospettive sulla realtà famiglia istituzione; vengano evitate punte polemiche che non giovano a nessuno. Le urgenze che io intravvedo riguardano la necessità di mettere le famiglie nella condizione di vivere l’essere famiglia, con momenti forti di ritrovo intessuto di dialogo confidenziale, e non considerare la casa come un albergo; la necessità che ogni famiglia possa contare su entrate economiche dignitose, per non vivere con l’acqua alla gola o alla disperazione; la necessità che si premetta una adeguata preparazione alla celebrazione del matrimonio, individuando la persona giusta, cioè il proprio corrispondente; la necessità di una formazione permanente al senso della responsabilità».

C’è una parte del mondo cattolico che disapprova la presenza cattolica: come vive questa situazione?

«Il tema della famiglia non può non coinvolgere tutti, proprio nel suo essere la patria di tutti. È ovvio che la partecipazione al Congresso è del tutto facoltativa. Chi vi intravvede un evento significativo vi partecipa; chi rimane con le proprie perplessità o contrarietà se ne astiene. Con grande pace interiore. La cosa da evitare in assoluto è la polemica e le ipotesi senza consistente fondamento pur di contrastarne la realizzazione. Sarebbe davvero disdicevole e da incivili se tra i congressisti e chi li avversa si scatenasse nell’ambito della piazza Brà una sorta di guerriglia urbana, combattuta con le armi delle parole aggressive, degli slogan artefatti e delle inscenate fuori misura».

Molti hanno paura che il Congresso venga strumentalizzato dalla Lega : lo teme anche Lei?

«Il pericolo della strumentalizzazione politica o ideologica esiste in tutte le manifestazioni, persino nelle inaugurazioni. Confido molto nel buon senso di tutti e nella comune volontà di fare della famiglia il perno e il volano del progresso di un Paese come l’Italia che se lo attende e se lo merita».

Considera opportuna la presenza di rappresentanti del Governo?

«Sono scelte fatte nella responsabilità personale. Vietarlo sarebbe discriminatorio. Purché, ripeto, prevalga il buon senso».