Sono contate le volte in cui gli evangelisti lasciano trasparire una reazione di irritazione da parte di Cristo. Egli, che è tutto purezza e santità, accoglieva senza alcuna difficoltà i peccatori che gli si avvicinavano, senza dar mostra di acredine o di durezza. Tuttavia sembra che Gesù perdeva la pazienza unicamente con quei farisei che guardavano scrupolosamente tutto quello che faceva allo scopo di trovare un indizio per il quale stesse infrangendo la legge.
Che cosa aveva il peccato di questi farisei da provocare l’ira di Gesù? Dice il Vangelo che al Signore dispiaceva “la durezza dei loro cuori”. È l’indurimento, l’ostinazione di non voler accettare le spiegazioni intorno al senso autentico della legge, ciò che tanto duole a Cristo. Si tratta di una cecità nei confronti dell’azione della misericordia di Dio, che oltrepassa i limiti che i farisei gli volevano imporre attraverso una regolamentazione eccessivo della pratica religiosa.
L’ira di Cristo dimostrava allo stesso tempo la sua tenerezza: Egli soffriva vedendo che si respingeva il dono meraviglioso della misericordia. Ecco perché non è una reazione che renda meno amabile la figura di Gesù, ma, al contrario, la rende ancora più attraente. Se Cristo si sente ferito dal rifiuto del dono della sua misericordia, quanta maggior gioia gli daremmo se sapessimo accettarla con gratitudine! Una gioia che si moltiplica quando il Signore vede che noi impariamo a guardare anche con compassione gli altri, senza mettere condizioni all’azione della sua misericordia.
Rodolfo Valdés
Fonte: La pagina Facebook di “Opus Dei Italia” | Sito Web con tutti i commenti al Vangelo
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