I discepoli di Giovanni il Battista entrarono in contatto con Gesù in un momento in cui la loro situazione era diventata critica. Il loro maestro, dopo una predicazione che aveva scosso il popolo di Israele, era stato incarcerato. A quel punto poteva sembrare che la sua missione fosse stata un fallimento.
In quella situazione di scoraggiamento Giovanni non rimase inattivo. Continuò la sua missione di indicare la presenza dell’Unigenito di Dio, ma questa volta in una maniera più fine. Perciò chiede ai suoi discepoli di andare a domandare direttamente a Gesù se è in Lui che debbono riporre le loro speranze: «Sei tu colui che deve venire o dobbiamo aspettare un altro?».
Il Vangelo rileva che proprio in quei giorni il Signore compì molte guarigioni e prodigi. Così quei due ebbero una esperienza diretta di chi è Cristo e potevano dire che avevano visto e udito le meraviglie che compie.
Gesù non lo si conosce pienamente da quel che possono dire terze persone. Non basta leggere qualcosa su di Lui o stupirsi alle belle parole dette da altri. Conoscerlo vuol dire avere un incontro in prima persona con Lui, attraverso l’orazione e i sacramenti, specialmente l’Eucaristia. Allora ci rendiamo conto che ci cambia la vita e che vale la pena riporre in Lui le nostre speranze.
Rodolfo Valdés
Fonte: La pagina Facebook di “Opus Dei Italia” | Sito Web con tutti i commenti al Vangelo
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