Fonte: il sito di Robert Cheaib oppure il libretto “Parola e Preghiera“.
Docente di Teologia presso la Pontificia Università Gregoriana e l’Università Cattolica del Sacro Cuore.
Chi fa l’opera di Dio in noi? Non è una domanda banale e la risposta non deve essere facile e scontata. Sappiamo, da un lato che l’opera di Dio è opera e grazia sua, ma se dicessimo: «Solo Dio», non staremmo esaltando l’opera del Signore.
Perché? Perché Dio non agisce nostro malgrado violando e accantonando la nostra libertà e le nostre persone. La sua onnipotenza, essendo onnipotenza d’amore, si ferma volutamente “impotente” davanti alla nostra volontà.
Per questo è più corretto dire che l’opera di Dio in noi è frutto di una “sinergia” – parola che significa “opera comune”, “cooperazione” – tra la grazia di Dio e la nostra opera umana. Se guardiamo bene la parola che apre il Vangelo di oggi, vediamo proprio questo: il seme germoglia e cresce a prescindere se l’uomo dorma o vegli, ma, allo stesso tempo, c’è un consenso, un “sì” dell’uomo rappresentato dal gettare il seme.
L’opera della grazia è una realtà misteriosa e meravigliosa, ma un suo tratto distintivo è sempre chiaro: Dio non annienta la libertà dell’uomo, ma la realizza. Dio libera realmente la libertà, perché la pienezza della nostra libertà è aprirsi all’infinito di Dio e del suo amore.