Non molto tempo fa mi è capitato di vedere questo vangelo da un’ottica rosceciata.
A propormi questa lettura è stato un pensiero di Charles de Foucauld che parte, appunto, dalla parabola della pecorella smarrita, ma da un punto di vista radicalmente differente.
Egli sa di doversi occupare specialmente delle pecore smarrite, e fin qui ci siamo. Ma il«fratello universale» aggiunge: «Non lasciare le novantanove pecore smarrite per tenermi tranquillamente nell’ovile con la pecora fedele. Correre dietro le pecore smarrite, come il buon pastore».
Il realismo di Foucauld ci immette in questo vangelo con un realismo che aumenta l’urgenza di cercare chi è smarrito. Oggi, le proporzioni sono rovesciate e la tentazione di goderci il piccolo gregge rimasto è grande (e comprensibile).
Il Signore ci dia il suo cuore, per cercare i novantanove smarriti.
Fonte: il sito di Robert Cheaib
Docente di Teologia presso la Pontificia Università Gregoriana e l’Università Cattolica del Sacro Cuore.
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Rallegratevi con me, perché ho trovato la mia pecora, quella che si era perduta.
Dal Vangelo secondo Luca
Lc 15, 3-7
In quel tempo, Gesù disse ai farisei e agli scribi questa parabola:
«Chi di voi, se ha cento pecore e ne perde una, non lascia le novantanove nel deserto e va in cerca di quella perduta, finché non la trova?
Quando l’ha trovata, pieno di gioia se la carica sulle spalle, va a casa, chiama gli amici e i vicini, e dice loro: “Rallegratevi con me, perché ho trovato la mia pecora, quella che si era perduta”.
Io vi dico: così vi sarà gioia nel cielo per un solo peccatore che si converte, più che per novantanove giusti i quali non hanno bisogno di conversione».
Parola del Signore.