Dopo tre giorni consecutivi di guai ai farisei e agli scribi, viene spontanea la domanda: ma io c’entro qualcosa qui? Questo vangelo dice qualcosa a me, o mi devo accontentare di sapere un po’ di storia antica su dispute che non mi fanno né caldo né freddo?
A ben vedere, cambiano i personaggi, ma le tentazioni, gli intoppi della vita e la fatica di essere all’altezza della nostra umanità e della verità restano uguali. E forse c’è un versetto che ci interpella più degli altri. Quello che i farisei e gli scribi di allora dicevano in riferimento alle generazioni precedenti, considerandosi migliori di esse: «Se fossimo vissuti al tempo dei nostri padri, non saremmo stati loro complici nel versare il sangue dei profeti».
Sì, ci viene troppo facile sentirci migliori e pensarci al di sopra delle regole, delle tentazioni e degli errori delle generazioni passate, ma ricordiamoci che siamo figli della stessa radice e che anche noi abbiamo bisogno di convertirci dall’ipocrisia e abbiamo bisogno della grazia di essere guariti dalla cecità spirituale. Chissà, magari anche noi siamo ciechi come loro, senza saperlo.
Fonte: il sito di Robert Cheaib
Docente di Teologia presso la Pontificia Università Gregoriana e l’Università Cattolica del Sacro Cuore.
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Siete figli di chi uccise i profeti.
Dal Vangelo secondo Matteo
Mt 23, 27-32
In quel tempo, Gesù parlò dicendo: «Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che assomigliate a sepolcri imbiancati: all’esterno appaiono belli, ma dentro sono pieni di ossa di morti e di ogni marciume. Così anche voi: all’esterno apparite giusti davanti alla gente, ma dentro siete pieni di ipocrisia e di iniquità.
Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che costruite le tombe dei profeti e adornate i sepolcri dei giusti, e dite: “Se fossimo vissuti al tempo dei nostri padri, non saremmo stati loro complici nel versare il sangue dei profeti”. Così testimoniate, contro voi stessi, di essere figli di chi uccise i profeti. Ebbene, voi colmate la misura dei vostri padri».
Parola del Signore