«La coscienza, insegnava Newman, è la messaggera di Colui che, nel mondo della natura come in quello della grazia, ci parla velatamente, ci istruisce e ci guida».
E com’è bello vedere che anche in una persona come Erode, che ha ucciso una persona che faceva eco della sua coscienza, comunque quella voce interiore non è stata del tutto spenta.
La coscienza è in noi segno della fedeltà di Dio, che non si arrende mai e cerca di svegliare in noi il senso del buono, del vero e del bello. Che cerca, in definitva, di svegliare in noi il senso di sé. La coscienza però corre due rischi: o di essere addormentata, oppure di essere tradita con la mera cursioita.
«Cercava di vederlo». Ma non basta cercare di vedere Gesù, bisogna seguirlo e bisogna lasciarci cambiare dall’incontro.
Fonte: il sito di Robert Cheaib oppure il suo canale Telegram
Docente di Teologia presso la Pontificia Università Gregoriana e l’Università Cattolica del Sacro Cuore.
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Giovanni, l’ho fatto decapitare io; chi è dunque costui, del quale sento dire queste cose?
Dal Vangelo secondo Luca
Lc 9, 7-9
In quel tempo, il tetràrca Erode sentì parlare di tutti questi avvenimenti e non sapeva che cosa pensare, perché alcuni dicevano: «Giovanni è risorto dai morti», altri: «È apparso Elìa», e altri ancora: «È risorto uno degli antichi profeti».
Ma Erode diceva: «Giovanni, l’ho fatto decapitare io; chi è dunque costui, del quale sento dire queste cose?». E cercava di vederlo.
Parola del Signore