Fonte: il sito di Robert Cheaib oppure il libretto “Parola e Preghiera“.
Docente di Teologia presso la Pontificia Università Gregoriana e l’Università Cattolica del Sacro Cuore.
Riconoscenza. Una parola stupenda che è tutta un programma. Ci dice che la gratitudine è un conoscere due volte, un conoscere consolidato. Ci dice che conosci e gusti realmente ciò di cui prendi coscienza ed esprimi gratitudine.
Il Benedictus di Zaccaria esprime questo senso di gratitudine di un uomo che è stato visitato. Quest’uomo ha ritrovato nel silenzio “imposto” il suo posto nella storia sacra del suo popolo.
Prima di tacere e riconoscere era al margine della storia sacra. Era anche, per certi versi, al margine della propria storia, quella che è chiamato a scrivere con il Dio dei suoi Padri che voleva essere anche il suo Dio. Il suo Dio personale, non un Dio ereditato. Nella riconoscenza, Zaccaria ottiene anche la grazia di riconoscere l’identità profonda di suo figlio: «E tu bambino, sarai profeta dell’Altissimo».
La riconoscenza non vede solo il passato, vi vede un passaggio e proprio per questo diventa profetica per il futuro, proprio e degli altri. La speranza nasce dalla riconoscenza.
Allora facciamo nostro questo inno di benedizione e di riconoscenza: «Benedetto il Signore Dio di Israele…».