Fonte: il sito di Robert Cheaib oppure il libretto “Parola e Preghiera“.
Docente di Teologia presso la Pontificia Università Gregoriana e l’Università Cattolica del Sacro Cuore.
«Il Signore si confida con chi lo teme: gli fa conoscere la sua alleanza», così ci insegna il Salmo 25 ed è ciò che vediamo nei versetti del vangelo di Luca che leggiamo oggi.
Zaccaria ha tenuto la visione dell’angelo nel santuario per sé? O l’ha rivelata per iscritto alla moglie? Non ci è dato saperlo e, in fondo, poco importa. Quello che sappiamo è che Elisabetta aveva conosciuto e riconosciuto il progetto e l’alleanza del Signore che passava per il suo grembo miracolato. Aveva toccato visceralmente la tenerezza di Dio.
E con ciò non poteva che annunciare la misericordia e la Provvidenza del Signore. «Giovanni è il suo nome». È come se dicesse: «Il nome di mio figlio è “tenerezza di Dio” (questo è il significato del nome Giovanni in ebraico), perché ho toccato con mano, anzi, con le mie viscere materne, la tenerezza di Dio che si commuove e si muove verso l’uomo».
Il suo figlio è attestazione che Dio è Padre buono, che toglie il velo di vergogna e riveste con la veste di gloria.