Fonte: il sito di Robert Cheaib oppure il libretto “Parola e Preghiera“.
Docente di Teologia presso la Pontificia Università Gregoriana e l’Università Cattolica del Sacro Cuore.
Nella Bibbia è ricorrente il paradigma di persone – e di coppie – sterili di cui il Signore si ricorda e che vengono visitate dal dono della fecondità e della partecipazione al gesto creatore. Maria era diversa. Maria non era sterile.
La sua vicenda costituisce un unicumnella Bibbia (e nella storia). Eppure, a ben vedere, guardando la sua vicenda sullo sfondo dell’umanità, essa non risulta così lontana dalle sterili miracolate di Israele. In che senso?
Nel senso che l’umanità il cui fine è generare Dio e generarsi in Dio era chiusa nell’arco di una generazione senza rigenerazione fino a quando Maria non ha detto sì alla follia d’amore di Dio chiamata incarnazione.
Le persone partorivano, ma non rigeneravano alla vita eterna. Nell’uomo non c’è salvezza. È in lei che tutta l’umanità, fino ad allora sterile, può cantare il suo Magnificat: «L’anima mia magnifica il Signore e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore».
In Maria l’umanità tocca con mano la carne del Salvatore.