Robert Cheaib – Commento al Vangelo del 19 Aprile 2020

Credere non è essere creduloni. E il rimprovero a Tommaso sarebbe ingiusto se ciò che gli venisse rimproverato fosse il non credere a ciò che gli viene raccontato dagli altri acriticamente e ciecamente.

Chiariamo allora un equivoco: No, non è il voler sperimentare in prima persona ad essere rimproverato a Tommaso! Il Signore, se gli rimprovera qualcosa, gli riprova il non aver creduto a ciò che Lui, Gesù, aveva detto di sé: che sarebbe risorto. È l’oblio quindi il nodo della questione…

In questo vangelo, che valeva per un apostolo che ha vissuto con Gesù, c’è una preziosa lezione che vale anche per noi. Da un lato, c’è l’esperienza personale. E Tommaso, di esperienze personali ne ha vissuti. Lui è pure l’apostolo che, quando Gesù stava per andare a Gerusalemme, ha detto agli altri: «Andiamo pure noi a morire con lui». Dall’altro lato, la fede è anche l’inserirsi nella fede della comunità.

Nessuno si ricostruisce tutto il mondo della fede da solo e intorno a sé. La comunione con il Cielo passa per la comunione sulla terra (e quanto più chiaramente lo stiamo capendo in questo periodo di distanziamento sociale e di quarantena!). Impariamo la lezione di Tommaso: desiderare l’esperienza personale di fede, desiderare abbraccia e toccare il Signore e riconoscere che il Signore si fa presente e tangibile nel suo corpo che è la Chiesa Sposa.

Fonte: il sito di Robert Cheaib oppure il suo canale Telegram

Docente di Teologia presso la Pontificia Università Gregoriana e l’Università Cattolica del Sacro Cuore.


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