L’impatto del Maestro morto è stato molto forte sugli apostoli. Talmente forte che, nonostante le apparizioni del Risorto, essi rimasero sconcertati e disorientati. Ne è prova questo vangelo.
Le parole di Pietro: «Io vado a pescare», e gli altri che seguono il leader a manetta, ci dicono di questo spostamento del baricentro. C’era un ritorno alle certezze di prima, agli impegni di prima. Il fatto che Gesù si manifestasse a loro prova che tale ritorno, in sé lecito, nella loro missione era un regresso.
Tra l’altro, tale ritorno a ciò che non gli apparteneva più non era fruttuoso: «Figlioli – chiede a loro Gesù -, non avete nulla da mangiare?». Gli risposero: «No».come tutte le domande di Cristo, anche questa non era semplicemente informativa, bensì una domanda per porre loro dinanzi alla loro nuda verità.
E di Pietro ci verrà detto che era nudo non per darci dettagli inutili, ma per indicarci lo stato interiore della sua anima… Anche noi, dopo l’incontro trasformatore con Gesù possiamo vivere, a causa di qualche trauma, un regresso. Nessuno ce lo vieta. Ma ormai il nostro luogo non è lì. Il nostro luogo è nella chiamata.
È lì che avvengono le nostre pesce miracolose di cui conosceremo il valore solo a riva.
Fonte: il sito di Robert Cheaib oppure il suo canale Telegram
Docente di Teologia presso la Pontificia Università Gregoriana e l’Università Cattolica del Sacro Cuore.