Robert Cheaib – Commento al Vangelo del 15 Marzo 2020 – Gv 4, 5-42

Questa domenica è dolorosa per tantissimi di noi. Tanti già soffrono il digiuno eucaristico che sono obbligati a vivere durante la settimana. Per loro, questo digiuno è ancora più straziante oggi. E a essi si aggiungono quelli che, non per abitudine ma per vera convinzione e amore, vivono la domenica come giorno di incontro sacramentale con lo Sposo…

A tutti, questo vangelo viene incontro come rugiada. Viene a dirci che Gesù ha sete. Che Gesù stesso desidera quest’incontro. Dio ha sete della nostra sete di Lui. Ogni parola di questo vangelo è una perla, ma vorrei soffermarmi con voi su un particolare molto significativo per noi oggi. «Gli replica la donna: “Signore, vedo che tu sei un profeta!

I nostri padri hanno adorato su questo monte; voi invece dite che è a Gerusalemme il luogo in cui bisogna adorare”». Sul monte? O nel tempio? Un adorazione libera, una preghiera spontanea? O una preghiera comunitaria e istituzionale? Entrambe sono forme preziose. La preghiera comunitaria è fondamentale. Nel nostro caso la santa messa, si cui siamo privati, è fondamentale, è un sigillo oggettivo della presenza reale ed efficace di Cristo.

Eppure se questa manca e se questa può mancare non deve mancare lo sfondo che, se dovesse mancare, tutto diventerebbe ritualità vuota: «Viene l’ora – ed è questa – in cui i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità: così infatti il Padre vuole che siano quelli che lo adorano. Dio è spirito, e quelli che lo adorano devono adorare in spirito e verità».


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