Fonte: il sito di Robert Cheaib oppure il libretto “Parola e Preghiera“.
Docente di Teologia presso la Pontificia Università Gregoriana e l’Università Cattolica del Sacro Cuore.
«Si recarono da lui portando un paralitico, sorretto da quattro persone. Non potendo però portarglielo innanzi, a causa della folla, scoperchiarono il tetto nel punto dove egli si trovava».
Quei quattro che portano l’amico da Gesù, scoperchiando il tetto, sono una bella immagine della Chiesa. La Chiesa ha il compito di scoperchiare il cielo, di portare i paralitici dinanzi a Cristo, di vivere la caparbietà di un’intercessione tenace e piena di fiducia. Ma cosa spinge davvero quei quattro ad essere così decisi?
Li spinge l’amore. E la definizione più concisa che io conosca della Chiesa appartiene al teologo Hans Urs von Balthasar che scrive: «Colui che ama è la Chiesa». Oltre tutti i tratti umani – troppo umani – della sposa di Cristo, questo tratto rimane quello più distintivo: la Chiesa è la Sposa che ama lo Sposo, che risponde all’amore dello Sposo.
Ognuno di noi è Chiesa nella misura in cui capisce con Teresa di Gesù Bambino che la nostra chiamata è essere, nel cuore della Chiesa, l’amore.