I corpi di quei nove lebbrosi sono stati guariti. Le anime no. Le anime sono rimaste pagate dalla lebbra dell’ingratitudine.
La gratitudine è una desensibilizzazione dell’anima da cui consegue uno sguardo piatto sulla realtà e un cuore freddo nelle sue relazioni e nelle sue realizzazioni, proprio come alcuni dei sintomi fisici della lebbra quale la minore sensibilità al tatto.
Essere grati è appunto avere tatto, avere il senso della grazia e della gratuità di ciò che ci viene donato. Tocca a noi decidere se vivere questa giornata nella lebbra dell’indifferenza o se ritornare durante il giorno al Signore per ringraziare.
Fonte: il sito di Robert Cheaib oppure il suo canale Telegram
Docente di Teologia presso la Pontificia Università Gregoriana e l’Università Cattolica del Sacro Cuore.
LEGGI IL BRANO DEL VANGELO DI OGGI
Dal Vangelo secondo Luca
Lc 17, 11-19
Lungo il cammino verso Gerusalemme, Gesù attraversava la Samarìa e la Galilea.
Entrando in un villaggio, gli vennero incontro dieci lebbrosi, che si fermarono a distanza e dissero ad alta voce: «Gesù, maestro, abbi pietà di noi!». Appena li vide, Gesù disse loro: «Andate a presentarvi ai sacerdoti». E mentre essi andavano, furono purificati.
Uno di loro, vedendosi guarito, tornò indietro lodando Dio a gran voce, e si prostrò davanti a Gesù, ai suoi piedi, per ringraziarlo. Era un Samaritano.
Ma Gesù osservò: «Non ne sono stati purificati dieci? E gli altri nove dove sono? Non si è trovato nessuno che tornasse indietro a rendere gloria a Dio, all’infuori di questo straniero?». E gli disse: «Àlzati e va’; la tua fede ti ha salvato!».
Parola del Signore.