Riflessione sul #Vangelo festivo per giovani del 25 dicembre 2017 – Ileana Mortari (Teologa)

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Il Verbo si fece carne

Messa del giorno – Giovanni 1,1-5.9-14

La Messa natalizia โ€œdel giornoโ€ nel rito romano e quella โ€œdella notteโ€ in rito ambrosiano hanno come lettura evangelica un brano tratto dallo stupendo prologo di Giovanni, certamente quanto mai indicato per meditare il mistero dellโ€™Incarnazione.

Come si vede, fin dallโ€™inizio Giovanni si stacca nettamente dagli altri evangelisti: il suo interesse non si limita alla vita pubblica di Gesรน (cfr. Marco), nรฉ vuole indagare circa la sua infanzia (cfr. Matteo e Luca), ma, con una grandiosa โ€œouvertureโ€, Giovanni ci porta nel mistero stesso di Dio.

Si pensi che, fin dai tempi piรน antichi della Chiesa, il Prologo giovanneo fu considerato la piรน sacra delle sacre parole, e quindi fu circondato da una particolare venerazione, come se fosse un โ€œsacramentoโ€, una reliquia. Veniva usato come formula, ossia come Parola efficace, nel rito di benedizione ai malati e ai bambini e, fino alla riforma liturgica del Concilio, veniva recitato al termine della Messa con lโ€™intenzione di accompagnare i fedeli nella vita quotidiana.

Va notato che i concetti teologici esposti nel Prologo vengono ripresi e sviluppati nel corso del vangelo, cosรฌ che il Prologo รจ la โ€œchiave di letturaโ€, il criterio interpretativo dellโ€™intera narrazione.

Infatti ad esempio il Prologo afferma che il Logos รจ la luce che brilla nelle tenebre, che divenne carne, che fu rifiutato, che manifestรฒ la sua gloria; mentre il vangelo ci dice come e dove il Verbo si manifestรฒ come luce, fu rifiutato, rivelรฒ la sua gloria. Quindi il Prologo รจ una sorta di 4ยฐ vangelo โ€œin nuceโ€.

โ€œIn principioโ€ฆ.โ€: chiaramente questa espressione fa venire subito in mente Gen.1,1: โ€œIn principio Dio creรฒ il cielo e la terraโ€ฆโ€ฆ.โ€; e certamente il rimando a Genesi รจ voluto, ma non si tratta dello stesso inizio. โ€œEn archรจโ€ di Giovanni va aldilร  del momento della creazione, e dโ€™altronde non vuole neppure indicare il punto iniziale del tempo (visto che, comโ€™รจ noto, anche il tempo รจ una realtร  creata!).

Esso ci fa piuttosto uscire dal tempo e ci introduce nella sfera divina, lร  dove non cโ€™รจ nรฉ inizio nรฉ mutamento.

โ€œโ€ฆera il Verboโ€: il termine รจ la traduzione italiana di โ€œVerbumโ€ latino, che a sua volta rende il greco โ€œLogosโ€, il cui significato รจ โ€œparolaโ€.

โ€œe il Verbo era presso Dioโ€: purtroppo anche la nuova traduzione CEI รจ lontana dallโ€™originale โ€œLogos รจn prรฒs ton theรฒnโ€= il Verbo era rivolto a Dio, in atteggiamento contemplativo. Si รจ detto che il Prologo รจ il vangelo โ€œin nuceโ€; e infatti nel corso del 4ยฐ vangelo si vede come lโ€™atteggiamento contemplativo del Logos si traduce nella vita di Gesรน di Nazaret: anche quando si trova tra gli uomini, Egli guarda costantemente al Padre; il Padre, con cui il Nazareno sta in contatto permanente, รจ per Lui il paradigma irrinunciabile su cui modella il suo agire. Egli non saprebbe prendere un โ€˜iniziativa, non saprebbe assumere un atteggiamento senza โ€œvederloโ€ prima nel Padre; cfr. Giov.5,19: “In veritร , in veritร  io vi dico: il Figlio da se stesso non puรฒ fare nulla, se non ciรฒ che vede fare dal Padre; quello che egli fa, anche il Figlio lo fa allo stesso modo.โ€

โ€œe il Verbo era Dioโ€: il verbo โ€œeraโ€, allโ€™imperfetto, suggerisce una permanenza fuori dal tempo; cโ€™รจ identitร  tra Logos e Dio.

โ€œIn lui era la vita e la vita era la luce degli uomini; la luce splende nelle tenebre e le tenebre non lโ€™hanno vinta.โ€ (vv.4-5)

Assistiamo al passaggio dalla prospettiva cosmica della creazione a quella antropologica della salvezza. Vediamo intrecciarsi i concetti di โ€œvitaโ€ e di โ€œluceโ€, intimamente uniti nella teologia giovannea. La luce, che qualifica il regno di Dio come il regno del bene, della giustizia, della veritร  e dellโ€™amore, trova un grande ostacolo nelle tenebre, che qualificano il regno di Satana come regno del male e dellโ€™iniquitร ; la nuova traduzione โ€œle tenebre non lโ€™hanno vintaโ€ รจ certamente piรน vicina al senso dellโ€™originale, rispetto alla precedente โ€œnon lโ€™hanno accoltaโ€.

โ€œVeniva nel mondo la luce vera, quella che illumina ogni uomoโ€ (v.9)

รˆ da notare lโ€™elemento universalistico, giร  presente nel v.3 โ€œtutto fu fattoโ€ฆ.โ€ e ora ribadito nei riguardi dellโ€™umanitร . Il che significa che ogni uomo, anche se di religione primitiva โ€“ come lโ€™Africano che adora il fiume o il Pellerossa con il suo totem โ€“ รจ illuminato dal Logos e si trova in cammino verso di Lui, per vie note a Dio solo. E noi non possiamo fare altro che ringraziare il Signore per aver ricevuto la pienezza della Rivelazione in Cristo Gesรน.

โ€œE il Verbo si fece carneโ€ฆโ€ (v.14a) Lโ€™inno raggiunge qui il suo vertice; questa affermazione รจ infatti il cuore del kerigma, cioรจ dellโ€™annuncio, perchรฉ riferisce lโ€™evento culminante della storia della salvezza: il Logos diventa uomo. Quanto a โ€œcarneโ€ (โ€œsarxโ€ in greco e โ€œbasarโ€in ebraico), nel linguaggio biblico il termine non si riferisce al corpo o alla parte materiale dellโ€™uomo, ma designa lโ€™uomo in quanto creatura, nel suo aspetto terrestre e mortale.

โ€œe venne ad abitare in mezzo a noiโ€ (v.14b); โ€œvenne ad abitareโ€ in greco รจ โ€œeskรจnosenโ€, cioรจ โ€œpiantรฒ la sua tendaโ€. Per il beduino, uomo del deserto, la tenda รจ la sua casa e quindi piantare la tenda diventa sinonimo di abitare. Lโ€™abitazione di Dio in mezzo al suo popolo attraversa tutta la tradizione biblica (lโ€™arca, il tempio, Sion) e approda qui al suo punto massimo.

โ€œe noi abbiamo contemplato la sua gloria, gloria come del Figlio unigenito che viene dal Padre, pieno di grazia e di veritร .โ€ (v.14bc)

Qui si indica la lettura della vicenda di Gesรน che la fede ha saputo fare; il โ€œnoiโ€ che compare allโ€™improvviso รจ il โ€œnoi apostolicoโ€, di coloro che hanno concretamente visto la Sua gloria.

Ma che significa โ€œvedere?โ€ e a quali condizioni รจ possibile?

Anzitutto โ€œvedereโ€ รจ possibile allโ€™interno di un โ€œnoiโ€, come dice la formula al plurale: รจ un vedere comunitario. Giovanni sa molto bene che la storia di Gesรน รจ stata compresa (e continua ad esserlo) solo in una comunitร  credente.

Quanto alla โ€œgloriaโ€, notiamo che nel Nuovo Testamento la โ€œgloria di Gesรนโ€ รจ la gloria stessa di Dio; essa compare nei grandi โ€œsegniโ€ che il Messia compie, nella Trasfigurazione e soprattutto nella Resurrezione. Agli occhi dellโ€™evangelista Giovanni la gloria divina che traspare nel Figlio non รจ solo manifestazione di potenza, ma di amore inarrivabile verso il Padre e verso gli uomini: un amore di pura offerta, che non arretra davanti al proprio annientamento, al dono della sua stessa vita.

Ileana Mortari – Sito Web