Il Verbo si fece carne
Messa del giorno – Giovanni 1,1-5.9-14
La Messa natalizia โdel giornoโ nel rito romano e quella โdella notteโ in rito ambrosiano hanno come lettura evangelica un brano tratto dallo stupendo prologo di Giovanni, certamente quanto mai indicato per meditare il mistero dellโIncarnazione.
Come si vede, fin dallโinizio Giovanni si stacca nettamente dagli altri evangelisti: il suo interesse non si limita alla vita pubblica di Gesรน (cfr. Marco), nรฉ vuole indagare circa la sua infanzia (cfr. Matteo e Luca), ma, con una grandiosa โouvertureโ, Giovanni ci porta nel mistero stesso di Dio.
Si pensi che, fin dai tempi piรน antichi della Chiesa, il Prologo giovanneo fu considerato la piรน sacra delle sacre parole, e quindi fu circondato da una particolare venerazione, come se fosse un โsacramentoโ, una reliquia. Veniva usato come formula, ossia come Parola efficace, nel rito di benedizione ai malati e ai bambini e, fino alla riforma liturgica del Concilio, veniva recitato al termine della Messa con lโintenzione di accompagnare i fedeli nella vita quotidiana.
Va notato che i concetti teologici esposti nel Prologo vengono ripresi e sviluppati nel corso del vangelo, cosรฌ che il Prologo รจ la โchiave di letturaโ, il criterio interpretativo dellโintera narrazione.
Infatti ad esempio il Prologo afferma che il Logos รจ la luce che brilla nelle tenebre, che divenne carne, che fu rifiutato, che manifestรฒ la sua gloria; mentre il vangelo ci dice come e dove il Verbo si manifestรฒ come luce, fu rifiutato, rivelรฒ la sua gloria. Quindi il Prologo รจ una sorta di 4ยฐ vangelo โin nuceโ.
โIn principioโฆ.โ: chiaramente questa espressione fa venire subito in mente Gen.1,1: โIn principio Dio creรฒ il cielo e la terraโฆโฆ.โ; e certamente il rimando a Genesi รจ voluto, ma non si tratta dello stesso inizio. โEn archรจโ di Giovanni va aldilร del momento della creazione, e dโaltronde non vuole neppure indicare il punto iniziale del tempo (visto che, comโรจ noto, anche il tempo รจ una realtร creata!).
Esso ci fa piuttosto uscire dal tempo e ci introduce nella sfera divina, lร dove non cโรจ nรฉ inizio nรฉ mutamento.
โโฆera il Verboโ: il termine รจ la traduzione italiana di โVerbumโ latino, che a sua volta rende il greco โLogosโ, il cui significato รจ โparolaโ.
โe il Verbo era presso Dioโ: purtroppo anche la nuova traduzione CEI รจ lontana dallโoriginale โLogos รจn prรฒs ton theรฒnโ= il Verbo era rivolto a Dio, in atteggiamento contemplativo. Si รจ detto che il Prologo รจ il vangelo โin nuceโ; e infatti nel corso del 4ยฐ vangelo si vede come lโatteggiamento contemplativo del Logos si traduce nella vita di Gesรน di Nazaret: anche quando si trova tra gli uomini, Egli guarda costantemente al Padre; il Padre, con cui il Nazareno sta in contatto permanente, รจ per Lui il paradigma irrinunciabile su cui modella il suo agire. Egli non saprebbe prendere un โiniziativa, non saprebbe assumere un atteggiamento senza โvederloโ prima nel Padre; cfr. Giov.5,19: “In veritร , in veritร io vi dico: il Figlio da se stesso non puรฒ fare nulla, se non ciรฒ che vede fare dal Padre; quello che egli fa, anche il Figlio lo fa allo stesso modo.โ
โe il Verbo era Dioโ: il verbo โeraโ, allโimperfetto, suggerisce una permanenza fuori dal tempo; cโรจ identitร tra Logos e Dio.
โIn lui era la vita e la vita era la luce degli uomini; la luce splende nelle tenebre e le tenebre non lโhanno vinta.โ (vv.4-5)
Assistiamo al passaggio dalla prospettiva cosmica della creazione a quella antropologica della salvezza. Vediamo intrecciarsi i concetti di โvitaโ e di โluceโ, intimamente uniti nella teologia giovannea. La luce, che qualifica il regno di Dio come il regno del bene, della giustizia, della veritร e dellโamore, trova un grande ostacolo nelle tenebre, che qualificano il regno di Satana come regno del male e dellโiniquitร ; la nuova traduzione โle tenebre non lโhanno vintaโ รจ certamente piรน vicina al senso dellโoriginale, rispetto alla precedente โnon lโhanno accoltaโ.
โVeniva nel mondo la luce vera, quella che illumina ogni uomoโ (v.9)
ร da notare lโelemento universalistico, giร presente nel v.3 โtutto fu fattoโฆ.โ e ora ribadito nei riguardi dellโumanitร . Il che significa che ogni uomo, anche se di religione primitiva โ come lโAfricano che adora il fiume o il Pellerossa con il suo totem โ รจ illuminato dal Logos e si trova in cammino verso di Lui, per vie note a Dio solo. E noi non possiamo fare altro che ringraziare il Signore per aver ricevuto la pienezza della Rivelazione in Cristo Gesรน.
โE il Verbo si fece carneโฆโ (v.14a) Lโinno raggiunge qui il suo vertice; questa affermazione รจ infatti il cuore del kerigma, cioรจ dellโannuncio, perchรฉ riferisce lโevento culminante della storia della salvezza: il Logos diventa uomo. Quanto a โcarneโ (โsarxโ in greco e โbasarโin ebraico), nel linguaggio biblico il termine non si riferisce al corpo o alla parte materiale dellโuomo, ma designa lโuomo in quanto creatura, nel suo aspetto terrestre e mortale.
โe venne ad abitare in mezzo a noiโ (v.14b); โvenne ad abitareโ in greco รจ โeskรจnosenโ, cioรจ โpiantรฒ la sua tendaโ. Per il beduino, uomo del deserto, la tenda รจ la sua casa e quindi piantare la tenda diventa sinonimo di abitare. Lโabitazione di Dio in mezzo al suo popolo attraversa tutta la tradizione biblica (lโarca, il tempio, Sion) e approda qui al suo punto massimo.
โe noi abbiamo contemplato la sua gloria, gloria come del Figlio unigenito che viene dal Padre, pieno di grazia e di veritร .โ (v.14bc)
Qui si indica la lettura della vicenda di Gesรน che la fede ha saputo fare; il โnoiโ che compare allโimprovviso รจ il โnoi apostolicoโ, di coloro che hanno concretamente visto la Sua gloria.
Ma che significa โvedere?โ e a quali condizioni รจ possibile?
Anzitutto โvedereโ รจ possibile allโinterno di un โnoiโ, come dice la formula al plurale: รจ un vedere comunitario. Giovanni sa molto bene che la storia di Gesรน รจ stata compresa (e continua ad esserlo) solo in una comunitร credente.
Quanto alla โgloriaโ, notiamo che nel Nuovo Testamento la โgloria di Gesรนโ รจ la gloria stessa di Dio; essa compare nei grandi โsegniโ che il Messia compie, nella Trasfigurazione e soprattutto nella Resurrezione. Agli occhi dellโevangelista Giovanni la gloria divina che traspare nel Figlio non รจ solo manifestazione di potenza, ma di amore inarrivabile verso il Padre e verso gli uomini: un amore di pura offerta, che non arretra davanti al proprio annientamento, al dono della sua stessa vita.
Ileana Mortari – Sito Web