Riflessione al Vangelo del 11 aprile 2010 – Paolo Curtaz

II DOMENICA DI PASQUA

  • Prima lettura: At 5, 12-16
  • Salmo Responsoriale Dal salmo117
  • Seconda lettura: Ap 1, 9-11.12-13.17.19
  • Vangelo: Gv 20, 19-31

«Maestro, poco fa volevano lapidarti e tu ora decidi di scendere a Gerusalemme per Lazzaro?».

Andrea e Filippo sono esterrefatti. Gesù tace, lo sguardo posato in terra, pensieroso.

«Rabbì – interviene Pietro – hanno ragione, il clima è troppo teso per scendere in Giudea. Non è proprio opportuno!». Gesù sospira.

«Occorre andare» sussurra il Nazareno.

Attimo di pesante silenzio, sguardi allibiti.

Poi è Tommaso a sciogliere la tensione: «Dai, andiamo a morire con lui!». E tutti scoppiano a ridere.

È la prima volta, nel vangelo di Giovanni, in cui Tommaso parla.

Sangue

La notte precedente Tommaso l’ha passata nascondendosi sotto un vecchio ulivo nella valle del Cedron. Non sente i morsi della fame e neppure il freddo. Negli occhi ha solo l’immagine di Gesù, il suo Gesù, straziato e sanguinante pendere nudo dal patibolo mentre la folla lo insulta. Per qualche istante Tommaso era rimasto impietrito, nascosto tra la folla dei curiosi. Poi, se n’era andato per paura di essere riconosciuto. Ora, sotto l’ulivo, tutto gli torna alla mente. Sente paura e rabbia, una rabbia terribile, soffoca un urlo che gli spacca la testa. «Andiamo a morire con lui!».

Idiota, pavido, vigliacco, mezzo uomo, infame, meschino, mille volte maledetto, dannato, traditore.

L’alba lo raggiunge intontito e assopito. È l’umidità dell’aurora e il freddo del deserto a svegliarlo. Che fare? Pensa agli altri: a Pietro, a Giovanni, a Giuda. Dove saranno?

D’improvviso gli torna alla mente la stanza al piano alto in cui avevano celebrato la Pasqua, solo due giorni prima. Un’eternità, ora.

Forse gli altri sono là. Il sabato è concluso, la gente riprende il lavoro. Forse è meglio aspettare il calare della sera. Vaga tutto il giorno tra Betania e il deserto di Giuda, svuotato, esausto, consumato.

Verso sera, prudentemente, rasentando i muri, sale a Sion per vedere se gli altri si sono radunati.

Arriva alla porta e bussa con circospezione. Nulla. Silenzio.

Poi una voce «Chi è?»

«Sono io, Natanaele, apri»

La porta si apre, per chiudersi subito dopo.

Annunci

«Tommaso, abbiamo visto il Signore! È vivo!»

Tommaso guarda i volti euforici dei suoi compagni. È sbalordito e attonito.

«È così, Tommaso! È anche apparso a Cleopa e Zaccaria, nei pressi di Emmaus!»

Tommaso indietreggia, non si lascia abbracciare dagli altri.

«Tu, Andrea, tu, Simone, tu, Giovanni? Voi mi venite a dire questo? Dove eravate? Dovevamo morire con lui! Siamo tutti fuggiti! No, se non lo vedo, se non vedo le sue ferite io non crederò!».

Il sorriso si spegne sul volto degli altri. Ha ragione, Tommaso.

Non se va Tommaso. Non si sente offeso se il messaggio della resurrezione è affidato alle nostre fragilissime mani. Non capisce ma resta, senza fondare una chiesa alternativa, senza sentirsi migliore, senza andarsene.

E fa bene a restare. Otto giorni dopo il Maestro torna, apposta per lui.

Chiodi

Eccolo, il Risorto. Leggero, splendido, sereno. Sorride, emana una forza travolgente.

Gli altri lo riconoscono e vibrano. Tommaso, ancora ferito, lo guarda senza capacitarsi. Viene verso di lui ora, il Signore, gli mostra le palme delle mani, trafitte.

«Tommaso, so che hai molto sofferto. Anch’io ho molto sofferto: guarda qui»

E Tommaso cede. La rabbia, il dolore, la paura, lo smarrimento si sciolgono come neve al sole.

Si butta in ginocchio ora e bacia quelle ferite e piange e ride.

«Mio Signore! Mio Dio!».

San Tommaso

San Tommaso, patrono di tutti gli entusiasti che buttano il cuore oltre l’ostacolo, che ci credono a questo Cristo, aiuta quelli che hanno sperimentato sulla propria pelle il fallimento della propria vita. Dona loro di non lasciarsi travolgere dalla rabbia e dal dolore, ma di sapere che il Maestro ama la loro generosità, come ha amato la tua.

San Tommaso, patrono di tutti gli scandalizzati dall’incoerenza della Chiesa, aiuta chi è stato ferito dalla spada del giudizio clericale a non fermarsi alla fragilità dei credenti, ma di fissare lo sguardo sullo splendore del risorto che essi indegnamente professano.

San Tommaso, patrono dei tenaci, aiuta a non sentirci migliori quando, come te, vediamo che i nostri fratelli nella fede sono piccini, ma a restare fedeli al grande sogno del Maestro che è la Chiesa e a convertire la Chiesa a partire da noi stessi.

San Tommaso, patrono dei crocefissi senza chiodi, che hai visto nel segno delle palme del Signore riflesso lo squarcio che la sua morte aveva provocato nel tuo cuore, aiuta a vedere che il dolore, ogni dolore, il nostro dolore è conosciuto da Dio.

San Tommaso, patrono dei discepoli, primo, tra i Dodici, ad avere professato la divinità di Cristo, aiutaci a professare con franchezza la nostra fede nel volto di Dio che è Gesù.

Paolo Curtaz

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