La Via Crucis di René Voillaume (1905 – 2003), sacerdote e teologo francese, fondatore dei Piccoli Fratelli di Gesù.
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1 – Gesù è condannato a morte
Tu l’hai detto: Sono il figlio di Dio.
Per questa affermazione ora sei condannato. Non si tratta di sapere se sia vera. Essa porta scompiglio, è inammissibile. Ecco posti brutalmente l’uno di fronte all’altro l’ordine divino e l’ordine umano. Da una parte l’orgoglioso imperialismo dell’uomo, il fariseismo implacabile degli scribi e dei dottori, il nazionalismo dei capi d’Israele e la viltà egoista della folla anonima; dall’altra parte la fedeltà assoluta, o Gesù, a tutta la verità del tuo essere di figlio di Dio. Non puoi che essere giudicato e condannato a morte.
Di fronte alle sollecitazioni e alle contraddizioni di tutti i nazionalismi, dei materialismi, dell’egoismo, della immoralità e dei giudizi del mondo attuale, concedici di essere fedeli, fino a morirne, alla verità e alla purezza della tua immagine di figlio di Dio in noi.
2 – Gesù è caricato della croce
O Cristo Gesù, hai preso in consegna, con questo legno, la responsabilità dell’umanità intera, con tutto il suo carico di peccati, di miserie, di debolezze e di morte. L’hai fatto per amor nostro e per obbedienza ai disegni del Padre tuo. E tra la tua natura infinitamente pura e integra, e la sofferenza e la morte, c’era una tale contraddizione che il solo accettarle fu un’agonia spaventosa e misteriosa. Per noi, questo dovrebbe venire da sé. In nome del tuo amore e del tuo coraggio ti supplichiamo di donarci la luce per scoprire e vedere chiaramente la nostra croce, quella che tu hai riservato a noi e non un’altra, quella che aderisce al nostro stesso essere ed è inseparabile dallo svolgimento delle nostre giornate. Insegnaci a ravvisarla come uno strumento di redenzione e mostraci come dobbiamo portarla.
3 – Gesù cade la prima volta
Tu sei uomo, Gesù salvatore. La redenzione è un peso troppo grave per un corpo d’uomo e tu sei caduto a terra. Ma ti rialzi, e camminerai ugualmente, perché in te c’è la forza di Dio e quella di un amore infinito.
La caduta, la debolezza dell’anima e del corpo, sono per ciascuno di noi miserie comuni e quotidiane.
Una delle prime cose che noi dovremmo imparare camminando dietro di te e che pratichiamo con tanta difficoltà, è che la nostra croce consisterà anzitutto nell’accettare di cadere e nel saperci rialzare. Ti supplichiamo, Gesù, durante il cammino che ancora ci sta innanzi, non permettere mai alla disperazione di toccare il nostro cuore: fa che ci radichiamo in una fiducia senza stanchezze e insegnaci ad amare, nella caduta, la bellezza dello sforzo che rialza.
4 – Gesù incontra sua madre
Si compie e si consuma così il destino doloroso di Maria, la madre del Salvatore. La madre non poté mai giungere a possedere interamente suo figlio, perché lei era soltanto donna e perché lui, invece, -era figlio di Dio. Nonostante tutta la sua fede e il suo amore, ella non aveva mai potuto abbracciare interamente il mistero del suo bambino. Questa frattura in lei, questa solitudine, si compie nell’orrenda tragedia di una morte da schiavo. Tutta la fede dolorosa e sperduta di Maria è qui, nella fedeltà di un amore forte come la morte. I loro sguardi si sono incontrati. Nell’immensa e infinita solitudine di una missione redentrice in cui non uno degli apostoli aveva potuto seguire Gesù e neppure comprenderlo, ecco la presenza di sua madre. La più vicina a lui, presente con tutta la sua tenerezza di madre, ella dovrà tuttavia rimanere indietro. “Là dove io vado, voi non potrete seguirmi”. Estrema rottura e supremo dolore del cuore del figlio, che diventa ora, per la sua passione, proprietà di ogni uomo peccatore, di tutti e del primo venuto.
Dobbiamo anche comprendere che, proprio nella misura in cui la nostra vita parteciperà alla missione del Salvatore, essa sarà solitudine, distacco, abbandono di fronte ad ogni affetto particolare, familiare o altro, perché noi diventeremo, con lui, l’uomo di tutti, colui che non può rivendicare più nulla per sé. Il nostro cuore di figlio, di fratello, di amico sarà prima di tutto d’ora in poi, un cuore di consacrato.
5 – Simone aiuta Gesù a portare la croce
Di tutta la folla, certamente il più oscuro e il più disprezzato. Non sarebbe stato notato per nessun’altra ragione: ma poiché si trattava di un rude lavoro da facchino e dell’abiezione di venire associato alla sorte di un condannato a morte, Simone era proprio quello che ci voleva, l’uomo del momento: un operaio, un umile e un povero, da comandare a piacere. Non occorreva altro. Ti rendevi conto, Simone di Cirene, della grandezza e del valore del tuo lavoro? e il tuo cuore ha forse ravvivato l’ingrato sforzo del corpo, già stanco per il peso della giornata? Ci riesce così duro e così difficile comprendere che è proprio questa parte più disprezzata e meno rilucente della nostra vita quella più atta a essere associata al lavoro del Redentore del mondo.
In realtà saremmo inclini a respingere dalla nostra vita ciò che la rende povera, abietta, mentre invece proprio questo ci rende atti a essere requisiti dall’amore, al seguito del Salvatore. Non si requisisce un ricco, un ben vestito, colui che è sulla porta di casa sua, ma il povero, il passante, colui che si disprezza, che sa dare una mano, senza dire una parola.
Rimanere poveri noi pure, umili e, se piace a Dio, disprezzati, fino a essere adatti per il servizio del Salvatore.
6 – Una donna pia asciuga il volto di Gesù
L’aspetto più orrendo della passione fu che la sofferenza, i colpi e il sangue dovettero fare di te, o Gesù, un essere ripugnante, un oggetto di disgusto e di orrore. E tuttavia, proprio così sfigurato e sotto una tale apparenza, tu continui a camminare in mezzo agli uomini. È terribile pensare che rischiamo cento volte di passarti vicino senza riconoscerti; e se almeno ci limitassimo a non riconoscerti! Spesso, invece, aggiungiamo uno sguardo sprezzante, carico di tutto l’orgoglio che l’uomo forte e ricco prova di fronte al debole e al povero. Sembra intollerabile a pensarci, ma è così. Il Cristo è qui, ma soltanto un intrepido amore, come in questa donna ammirevole, ci farà riconoscere il suo volto ovunque si nasconda: sotto la povertà, la malattia o la sofferenza.
O Gesù, aiutaci affinché, con il primo slancio del nostro amore, riusciamo sempre a raggiungerti là dove ci aspetti, in mezzo alla massa urlante e ostile, nella polvere che dà nausea, tra il disprezzo e i lazzi della folla o dietro un velo di sputi e di sangue.
7 – Gesù cade la seconda volta
Nel suo essere si svolge la lotta terribile fra la debolezza dell’uomo e la forza divina di un amore troppo grande: la lotta che dovrà sostenere fino al termine del cammino. Non in una volta sola potrà esser consumato il sacrificio né vuotato il calice accettato nell’orto degli ulivi.
La nostra vita è intessuta di queste cadute di stanchezza, di debolezza o di abitudine. Che siano soltanto tappe nel nostro cammino verso di te, o Salvatore. Siamo forse più spesso a terra che in piedi; ma, grazie alla tua debolezza, la nostra diviene forza e vita e nulla, neppure queste cadute, può separarci dal tuo amore che in noi è sorgente di vita zampillante per l’eternità.
8 – Gesù consola le donne d’Israele
Le lacrime delle donne e i lamenti di compassione non contano nulla per Gesù in questo momento, perché la sua stessa sofferenza non ha senso e valore ai suoi occhi se non in rapporto a quel male insondabile e per noi incomprensibile che è il peccato.
Chi potrebbe comprendere ciò che fu per il Cristo la percezione inaudita e misteriosa del peccato, di tutto il peccato, dell’infinito del peccato del mondo? Che cos’è, di fronte a ciò, il suo corpo martoriato, per spaventoso che sia?
Questa radice, causa di tutta la sofferenza di Gesù, cresce in noi, dentro il nostro cuore di uomini, orgoglioso ed egoista. C’è nel nostro essere, in ogni istante della nostra vita, un male, una debolezza, un rinnegamento costante che sono per Gesù la sofferenza delle sofferenze.
Perdonaci, o Salvatore dolcissimo, e il tuo sangue compia in noi ciò che da soli non possiamo fare.
9 – Gesù cade la terza volta
L’amore conduce Gesù fino alla fine, fino all’estremo limite delle sue possibilità d’uomo e delle sue forze fisiche. Egli ha veramente amato fino alla fine, ma adesso non ne può più.
Fra poco tutto sarà consumato. Fino alla fine Gesù ha voluto la volontà del Padre suo.
Sì, l’amore può tutto operare nella debolezza, ma bisogna abbandonarvisi senza riserve. Gesù, tu che sei sfinito, schiacciato dalla debolezza ma non dalla viltà sotto il peso della Croce, insegnaci a camminare fino al limite di ciascuna delle sollecitazioni del tuo amore, fino al termine delle nostre possibilità in ogni istante di grazia, anche se a noi sembra di non poterne più.
Bisogna lasciare che in noi si consumi ogni particolare del disegno di Dio Padre, anche se non comprendiamo!
10 – Gesù è spogliato delle sue vesti
Quando vogliamo venirti incontro, sempre le stesse cose troviamo sul nostro cammino:
abiezione, umiliazione, cose che ci fanno ribrezzo. Avremmo voluto tutto, tutto avremmo accettato fuorché questo, ed è invece proprio questo che occorre volere e accettare. Sognamo sacrificio, coraggio, dono di noi stessi, morte eroica e bella, e tu invece ci parli di miseria, di vergogna, di obbrobrio e ci dici che bisogna arrivare alla consumazione finale, assolutamente nudi, spogli, nell’orrore delle lacerazioni più intime. Altrimenti nulla potrà compiersi, nulla potrà essere accetto. Quest’abito che ci racchiude e ci impedisce di essere liberamente tuoi, non è facile togliersi di dosso come si fa con un mantello che si mette il mattino e si smette la sera; ma è incollato al nostro corpo con tutte le piaghe delle nostre miserie. Per questo, o Gesù, prima di morire, fu necessario che le vesti ti fossero strappate di dosso nel sangue e nella lacerazione della carne.
11 – Gesù è attaccato alla croce
Ecco infine il momento supremo. Eccoti attaccato, inchiodato, con le mani e i piedi tinti dal sangue che cola lungo le tue membra e il legno, e lentamente l’agonia si avvicina in una sofferenza indicibile. Non è questo il battesimo che hai desiderato con infinito desiderio? Eri a un tempo tanto desideroso e tanto spaventato all’avvicinarsi di quest’ora. E adesso è qui, questa ora: nel sangue, nella nudità e nella sofferenza atroce. Ma cosa accade nel tuo essere, o Gesù, se non questa generazione misteriosa di tutte le anime del mondo alla vera vita? Eccoti innalzato, e tutto è attratto verso te.
Anche Giovanni e tua madre son qui. Bisogna lasciarsi trarre verso questa croce: qui c’è per noi la vita suprema, la sola e vera vita.
Lasciamoci salvare da questo sangue, lasciamoci amare in questo modo, senza quell’inconscia esitazione provocata dal sentire che dovremo a nostra volta e allo stesso modo rendere amore per amore.
12 – Gesù muore sulla croce
Solo mediante le tue stesse parole – le ultime, o Gesù – osiamo penetrare nel santuario del tuo cuore mentre stai per depositare ratto della tua morte.
“Padre! perdona loro, perché non sanno quello che fanno”.
“Donna, ecco tuo figlio . . . Ecco tua madre”. “In verità, te lo dico, oggi sarai con me in paradiso”
“Mio Dio, mio Dio, perché mi hai abbandonato?” “Ho sete! “.
È consumato! “.
“Padre, rimetto il mio spirito nelle tue mani”.
E chinando il capo rese lo spirito.
13 – Gesù è deposto dalla croce e consegnato a sua madre
Gesù è morto. Maria lo tiene tra le braccia, inerte sfigurato freddo. Non è questa l’ora terribile in cui ogni speranza vien meno? Come pensare che Gesù non parlerà più, non guarderà più i suoi amici, non poserà più le sue mani sui malati per guarirli… È finito. D’altro non si parla, a voce bassa, se non di sepoltura e di tomba. O Maria, la fede e la speranza vegliano dolorose nella tua anima. Sei in attesa del seguito, ma per il momento tutto è veramente distrutto. E per gli apostoli è la rovina completa. Fino all’ultimo grido si poteva sperare che si sarebbe salvato da sé. Gesù non è dunque la vita se è morto!
O Maria, nelle ore incomprensibili della nostra vita, quanto tutto sembra finito e Gesù sembra morto, donaci la forza della tua speranza, perché, spesso, proprio allora la sorgente definitiva della vita è molto vicina.
O Gesù, con tutte le nostre forze ti chiediamo la grazia della speranza nella fede.
Gesù è deposto nel sepolcro
Non soltanto ti hanno messo a morte, ma ecco che si impadroniscono del tuo corpo e si fanno custodi della pace del tuo sepolcro! La resurrezione non sarà possibile, perché i funzionari han posto i sigilli sulla pietra! Tutto è dunque veramente finito, e umanamente è un affare archiviato.
Gesù, sei rimasto soltanto tre giorni nel sepolcro, e questi tre giorni sono per noi una suprema speranza. Sempre di speranza bisogna parlare di fronte alla morte e al fallimento.
Noi percorreremo la stessa tua strada e come te conosceremo la rottura violenta dell’unità del nostro essere dopo la morte. Con amore ti seguiremo. Ma non è questo che ci tormenta. Qualche volta la cosa è più dura. Il tuo Corpo mistico conosce talora, dopo i terrori della morte, il silenzio del sepolcro, e spesso non mancano neppure i sigilli degli uomini trionfanti. Donaci, Gesù, una fedeltà a tutta prova alla tua Chiesa e una fiducia invincibile in essa, con la certezza del definitivo trionfo nel mondo della vera vita. In ciò crediamo con tutta la nostra anima.
Davanti al crocifisso
Eccomi, o mio amato e buon Gesù: alla tua santissima presenza prostrato, ti prego con il fervore più vivo di stampare nel mio cuore sentimenti di fede, di speranza, di carità, di dolore dei miei peccati, e di proponimento di non offenderti.
Con amore e compassione e gratitudine contemplo le tue cinque piaghe, cominciando da ciò che disse di te, o Gesù mio, il santo profeta Davide: “hanno trapassato le mie mani e i miei piedi, hanno contato tutte le mie ossa”.