Quando in Sierra Leone la guerra civile raggiunge il culmine, la piccola Mariatu ha dodici anni. Da un giorno all’altro le sue giornate spensierate a Magborou, il tranquillo villaggio in cui vive, sono stravolte dalla minaccia rappresentata dai ribelli armati, che incendiano, devastano, torturano e uccidono. Per sottrarsi ai loro attacchi è costretta a cercare rifugio nella boscaglia con la sua famiglia, dove ben presto le provviste iniziano a scarseggiare. Nel disperato tentativo di procurarsi cibo in un villaggio vicino, Mariatu viene sorpresa dagli insorti. Molti di loro sono suoi coetanei, ma non meno spietati degli adulti. I bambini soldato la costringono ad assistere a orrori e violenze inimmaginabili, per poi offrirle la libertà in cambio di un’atroce “punizione”. “Quale mano vuoi perdere per prima?” le chiede il capo dei guerriglieri. E il suo machete scende con violenza sui polsi della bambina amputandole entrambe le mani. Miracolosamente Mariatu riesce a mettersi in salvo in un ospedale, dove scoprirà di portare in grembo – lei, così giovane – il frutto di una violenza sessuale. E solo la prima tappa di un lungo cammino che la farà ricongiungere alla sua famiglia in un campo profughi, che la porterà a mendicare per le strade di Freetown, e poi, finalmente, a fuggire dall’inferno per l’intervento di un’organizzazione umanitaria grazie alla quale volerà fino in Canada.
Ascolta l’intervista all’autrice durante la trasmissione di Radio Vaticana “Punto e a Capo” del 23/11/2009
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